Roma - Le forze militari fedeli a Gheddafi, che hanno circondato Misurata, stanno
colpendo i quartieri residenziali con armi pesanti, "tra cui cluster bombs (bombe a grappolo), che sono state proibite in gran parte
del mondo e razzi terra-terra, secondo quando si apprende da testimoni, da sopravissuti e da prove raccolte
sul posto".
L’inviato del New York Times, C.V. Chivers, ricorda che le armi non sono precise e quando vengono utilizzate in aree molto
popolose fanno molti danni tra i civili.
Intanto le
Nazioni Unite non escludono un dispiegamento dei Caschi Blu in Libia nel caso di un cessate il fuoco tra il
governo di Tripoli e i ribelli di Bengasi. Lo ha riferito il capo del dipartimento per il peacekeeping dell’Onu, Alain
Leroy. "Sia
chiaro che è prematuro parlarne adesso, ma se ci fosse un cessate il fuoco, esso andrebbe monitorato, e si
potrebbe ricorrere ai militari delle Nazioni Unite", ha detto Leroy durante una conferenza stampa al Palazzo di
Vetro.
L’alto funzionario ha sottolineato che l’Onu sta lavorando a un piano che potrebbe avere un futuro, ma che
al momento "non è sul tavolo del Consiglio di Sicurezza", cui spetterebbe il via libera al dispiegamento dei
militari.
Niente raid per colpire obiettivi in Libia. L’Italia mantiene la linea tenuta finora che non prevede partecipazioni dirette ai bombardamenti, come ribadito durante il Consiglio dei ministri, nel corso del quale, secondo quanto riferito da fonti di governo, il premier Silvio Berlusconi ha detto: "Facciamo già abbastanza".
La Russa: "Non bombardiamo" Le parole di Berlusconi vengono confermate dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che al termine della riunione ha detto: "Non modifichiamo il nostro apporto. Intendiamo proseguire come abbiamo fatto finora". La decisione è unanime: "L’intero Governo - ha insistito La Russa - è stato concorde nel ritenere che l’attuale linea dell’Italia sia quella giusta".
"Gheddafi se ne vada" Le operazioni in Libia non si fermeranno finché Gheddafi non uscirà definitivamente di scena. Lo ripetono Barack Obama, Nicolas Sarkozy e David Cameron in una nota congiunta, pubblicata dal Times nel Regno Unito, dall'International Herald Tribune negli Stati Uniti, da Le Figaro in Francia e da al-Hayat nel mondo arabo. Nella dichiarazione si legge: "Finché Gheddafi sarà al potere, la Nato e gli alleati della coalizione devono continuare le operazioni per proteggere i civili e per fare pressione sul regime". I tre leader proseguono spiegando che solo dopo che Gheddafi avrà lasciato il potere potrà cominciare la transizione dal regime dittatoriale a un processo costituzionale aperto a una nuova generazione di dirigenti. Per Obama, Sarkozy e Cameron, non è possibile che Gheddafi resti al potere, perché "è impensabile che qualcuno che ha voluto massacrare il proprio popolo abbia un ruolo nel futuro governo della Libia". Spetterà poi al popolo libico decidere il futuro del Paese: "E' il popolo libico, e non le Nazioni unite, che sceglierà la sua nuova Costituzione, eleggerà i suoi nuovi dirigenti e scriverà il prossimo capitolo della sua storia. Francia, Regno Unito e Stati Uniti non smetteranno di operare secondo le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu perché il popolo possa decidere del proprio avvenire".
La Francia ammette: "Andiamo oltre la risoluzione" Il ministro della Difesa francese, Gerard Longuet, ha ammesso oggi che certamente" si sta andando oltre la risoluzione 1973 dell’Onu sulla Libia con l’articolo pubblicato da Barack Obama, Nicolas Sarkozy e David Cameron.
La risoluzione 1973 "non parla del futuro di Gheddafi - ha spiegato Longuet - Credo peròche sia importante per le Nazioni unite il fatto che tre grandi paesi dicano la stessa cosa e forse un giorno il Consiglio di sicurezza adotterà una risoluzione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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