La sentenza della Corte Costituzionale che ieri ha parzialmente accolto i ricorsi delle Regioni rosse contro la legge sull'autonomia differenziata può considerarsi un Giano bifronte. Da un canto, afferma che non può qualificarsi del tutto incostituzionale una legge dovuta, perché attua in via generale ciò che è già previsto dal Titolo V della Costituzione. Se la cornice è salva, però, il quadro cambia in molti suoi aspetti strutturali. Dal comunicato emesso della Corte alla fine della camera di consiglio, si colgono i motivi che hanno portato a questa soluzione. Tra essi, i più rilevanti appaiono tre. In primo luogo, il meccanismo del regionalismo differenziato è riservato alle Regioni a statuto ordinario. Quelle a statuto speciale non potranno usufruirne, come invece era stato previsto. Per esse la «specialità», per l'appunto, è già fissata dai rispettivi statuti. Vi è poi la contestazione più rilevante: lo Stato non può delegare materie ma soltanto funzioni. Ne discende che l'elenco degli ambiti materiali dei quali le Regioni, per la riforma, avrebbero potuto chiedere l'acquisizione, andrà profondamente rivisitato. Se pensiamo che tra di essi erano compresi, solo per fare degli esempi, l'energia o le grandi reti, la decisione della Corte appare del tutto sensata. In quegli ambiti, infatti, anche il livello nazionale appare ormai inattuale; figuriamoci quello di una sola Regione. Infine, la Corte colpisce un profilo procedurale: i livelli essenziali di prestazioni - ormai noti con l'acronimo di Lep non potranno essere fissati con dpcm e nemmeno con decreti legislativi sulla base di una delega generica. La palla torna, per questo, al Parlamento che, speriamo, questa volta sia in grado di giocarla. La sentenza, dunque, non può considerarsi certamente un successo e nemmeno un pareggio per i promotori della riforma.
Ha, però, un effetto che può anche considerarsi paradossale: vanifica, con grande probabilità, il referendum abrogativo sul quale i suoi oppositori hanno raccolto carrettate di firme. Nessuno lo dirà, ma noi siamo pronti a scommettere che, nell'ambito della maggioranza, tale effetto non voluto a molti non dispiaccia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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