Una lettera inchioda De Raho: sapeva di Striano già nel 2020

Giletti svela il documento con cui Russo avvisò l’allora procuratore Antimafia oggi deputato 5s

Una lettera inchioda De Raho: sapeva di Striano già nel 2020
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Eccola, sventolata ieri sera in tv da Massimo Giletti, la lettera che Federico Cafiero de Raho, deputato del Movimento 5 Stelle, sostiene di non avere mai ricevuto. È la lettera che lo chiama in causa nella vicenda della «fabbrica dei dossier» installata all’interno della Procura nazionale antimafia quando il capo era lui, Cafiero: e nell’ufficio «Sos» che lui aveva creato per centralizzare le operazioni segnalate dalla Banca d’Italia si producevano dossier a tutto spiano, da parte del pm Antonio Laudati e soprattutto del tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano.

A parlare della lettera è stato Giovanni Russo, oggi a capo delle carceri, allora «vice» di Cafiero alla Dna, che ha spiegato alla Commissione parlamentare Antimafia di avere segnalato già nel 2020 al suo capo le anomalie dell’ufficio di Laudati e Striano.

Interrogato a Perugia, Cafiero ha negato di avere ricevuto quella lettera.

Ma la lettera esiste, e Giletti la mostra davanti alle telecamere della sua trasmissione su Rai3, «Lo stato delle cose». É lo stesso Giletti a segnalare le anomalie: «perché non è firmata, perché non è protocollata?». Domande sensate. Ma il testo della lettera non è tranquillizzante per il deputato Cafiero. Perché Russo nella lettera cita atti che invece sono protocollati: l’incarico che nell’ottobre del 2019 Russo racconta di avere assegnato alla cancelliera della Dna Emilia Gentile perché venissero analizzate le «anomalie» dell’ufficio. L’incarico viene protocollato col numero 40279/19 e dovrebbe venire assegnato, secondo gli ordini di Russo, al maresciallo Mucciacciaro, in servizio alla Dna. Accade invece che Striano si impadronisce dell’incarico, e ovviamente fa in modo che l’accertamento non approdi a nulla. Quando Russo lo viene a sapere va su tutte le furie, e scrive a Cafiero: denuncia che Striano nella sua relazione «riferiva di avere consegnato l’informativa finale al collega Antonio Laudati, stante la mia assenza, affinché fosse sottoposta al Procuratore nazionale», ovvero a Cafiero. «Sul punto - prosegue Russo - escludo che il collega Laudati abbia avuto contezza del fatto che lo Striano ha irritualmente pescato la pratica tra quelle già assegnate allo scrivente».

«Tale comportamento - scrive ancora Russo - presunta plurimi profili di gravità, in quanto lo Striano ha avuto accesso a pratica non assegnatagli e ha potuto decidere in totale autonomia di sottrarla al normale ciclo di lavorazione», «attraverso una sorta di autoassegnazione». La conclusione di Russo è netta: chiede al procuratore nazionale «un immediato allontanamento dell’ufficiale in questione», nonché di «riaffermare le modalità sicure per la gestione degli approfondimenti investigativi».

Invece non accade nessuna delle due cose: le procedure non cambiano, e Striano rimane al suo posto, da cui verrà allontanato solo dopo che Cafiero de Raho lascia la Dna per candidarsi al Parlamento nei 5 Stelle; è il nuovo procuratore nazionale, Giovanni Melillo, a smantellare l’ufficio Sos (e, non a caso, le «soffiate» ai

giornalisti amici di Striano finiscono immediatamente). Ora Cafiero de Raho dice di non essersi accorto di niente, e di non avere ricevuto la lettera di Russo. Ma quel documento protocollato 40279/19, non avrà visto neanche quello?

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