Secondo i dati forniti da Amat, dal 2011 a oggi si sono verificati 1.083 incidenti in viale Monza, ovvero uno ogni 3,3 giorni, che hanno causato 6 morti. Il 69 per cento delle persone coinvolte sono utenti deboli della strada: in particolare il 48 per cento motociclisti, il 12 per cento pedoni e l'8 per cento ciclisti. I tratti di viale Monza considerati più critici per la sicurezza sarebbero l'intersezione con piazzale Loreto, gli incroci con via Popoli Uniti, via Bolzano, Gorla, i sottopassi ferroviari e il tratto compreso tra via Sauli e via Battaglia.
Inizia così la relazione di Amat per giustificare la decisione di disegnare la pista ciclabile in viale Monza che da San Babila arriverà fino a Sesto Marelli. Il cantiere dell'ultimo tratto che va dai confini con Sesto San Giovanni a piazzale Loreto, parte oggi senza che sia stato elaborato «uno studio adeguato per il disegno di quella che è tecnicamente una corsia ciclabile e non una pista ciclabile - spiega Enrico Bonizzoli, esperto di sicurezza stradale, collaboratore del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti -. Non solo, manca il disegno dell'intero percorso, delle svolte, degli incroci semaforici, delle interferenze con le fermate dei mezzi pubblici, qui ci sono solo delle sezioni».
La corsia è stata disegnata applicando pedissequamente il Decreto rilancio che ha di fatto imposto anche una revisione del progetto originario che prevedeva la pista ciclabile al centro della carreggiata, ovvero al posto dello spartitraffico. Il decreto, pensato per sanare le ciclabili leggere, definisce «corsia ciclabile la parte longitudinale della carreggiata, posta a destra, delimitata mediante una striscia bianca discontinua, valicabile e ad uso promiscuo, idonea a permettere la circolazione sulle strade urbane dei velocipedi nello stesso senso di marcia degli altri veicoli e contraddistinta dal simbolo del velocipede».
Ecco al chiave dell'errore: «Essendo delimitata da una linea tratteggiata e quindi essendo valicabile da qualsiasi mezzo, questa corsia di fatto - spiega l'esperto - non protegge l'utenza debole, come si dice in premessa, ma al contrario lo espone a molti più rischi». E non si tratta di pista ciclabile leggera o meno, ma del fatto che in questo caso la corsia per le bici sia valicabile da moto, auto e qualsiasi mezzo».
Per non parlare del prevedibile rischio causato dal fatto di correre parallelamente alle auto in sosta, in alcuni tratti modificata in linea e non più a lisca di pesce: come già visto, infatti, basta aprire una portiera della macchina senza prestare attenzione, come succede quotidianamente, per colpire un ciclista. Che si trova così a essere bersaglio delle auto e delle moto, che possono invadere la corsia senza commettere alcuna infrazione, e delle portiere delle automobili.
Non solo, impossibile analizzare i nodi delle svolte perché il progetto del Comune non le riporta, ma certamente esiste il precedente di Buenos Aires dove è stato utilizzato il sistema delle «case avanzate», uno spazio riservato alle biciclette per consentire svolte in sede protetta.
Peccato che lì le case siano state realizzate «senza seguire le prescrizioni del Codice della Strada - spiega Bonizzoli -: sono state, infatti disegnate con la vernice e non con il bitume rosso, è assente la segnaletica verticale che le preannuncia ed è utilizzabile solo nel caso in cui la svolta della bici continui nella ciclabile, cosa che non avviene in corso Buenos Aires». Cosa succede con le fermate degli autobus e con gli incroci semaforici, altro punto delicato? La relazione di Amat non lo dice, ma «sicuramente questa ciclabile aumenterà i rischi e i pericoli per i ciclisti, ottenendo l'effetto opposto a quello che si vorrebbe ottenere» conclude l'esperto
E non si tratta di una questione di principio, si badi bene, come vuol fare credere l'amministrazione, sindaco Sala in primis che due giorni fa intervenendo al Meeting di Rimini rivendicava la svolta green della sua amministrazione: «Stiamo realizzando 35 chilometri di piste ciclabili in città e non è che son tutti a farci la
ola - diceva - anche se alla fine sono convinto che la maggioranza apprezzerà e che bisogna comunque andare avanti». Ma seguendo il Codice della Strada e facendo precedere le opere da studi approfonditi, verrebbe da dire.
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