«Noi non chiediamo autorizzazioni, comunichiamo un percorso». Deciso e definitivo solo nei toni, ma per il resto sempre frammentario, caotico e con obiettivi affastellati, il popolo dei No Green pass e dei No Vax - ovvero «la gente come noi non molla mai» come nel ritornello si ostinano a gridare i partecipanti ai cortei - ieri mattina, per la seconda volta in quindici settimane di proteste, ha presentato alla questura il preavviso per la manifestazione di sabato. Peccato si tratti di un percorso infinito nelle distanze (oltre dieci chilometri, ma è anche vero che tre sabati fa i chilometri erano stati 17...), ma soprattutto con tappe decisamente improbabili dal punto di vista dell'ordine pubblico.
Dopo i «soliti» piazza Fontana, piazza Duomo, via Mazzini, via Pantano, i manifestanti vorrebbero proseguire in via Festa del Perdono (per passare davanti alla sede della Statale) in via Larga, in largo Augusto, quindi prendere corso di Porta Vittoria (dove c'è la sede della Cgil e della Camera del Lavoro), per poi raggiungere anche viale Majno (dove c'è la redazione del quotidiano «Libero», molto osteggiato dai manifestanti), quindi passare per corso Buenos Aires (forse a Milano la principale via dello shopping del sabato pomeriggio) via Vitruvio, raggiungere Duca d'Aosta (stazione Centrale), infine prendere via Galvani per terminare il percorso in Melchiorre Gioia davanti alla sede della Regione.
Mentre la questura ha fatto sapere che sta facendo delle valutazioni al termine delle quali - dopo aver interloquito con i promotori della manifestazione - tra giovedì e venerdì si arriverà a stabilire il percorso definitivo, nel pomeriggio nuova provocazione dei manifestanti. Che hanno lanciato una petizione su change.org per mobilitare «i cittadini milanesi favorevoli alle proteste di piazza. Uniti contro la Dittatura». Obiettivo, si legge nella pagina, «la sfida a Confcommercio sui numeri» dopo la raccolta firme sempre su change.org dell'associazione dal titolo «Appello di Milano produttiva a libertà e responsabilità di tutti. Uniti contro il Covid» con cui i commercianti si sono schierati contro i cortei. «Anche noi pensiamo al Natale - scrivono infatti i No pass -, ma lo facciamo nel pieno dei valori che esso rappresenta. Chi ancora parla di Covid non ha capito che questa non è affatto una lotta sanitaria, ma una lotta per i diritti umani».
Sabato 30 ottobre in corteo uno degli organizzatori aveva chiarito un punto fondamentale per poter comprendere fino a fondo questa protesta: «Tra noi c'è chi vuole manifestare e per farlo accetta anche di mettersi d'accordo con la questura che, per ruolo, non entra mai nel merito dei contenuti bensì in quello dei modi in cui si svolgono i cortei; quindi c'è un'ala oltranzista con cui anche noi spesso abbiamo difficoltà a dialogare. E che ritiene di poter fare qualunque cosa in difesa della Costituzione che invece viola costantemente».
Ieri, intanto, al termine del Comitato per l'ordine e la sicurezza il prefetto Renato Saccone ha puntualizzato la linea di dialogo auspicata finora dalle istituzioni con i manifestanti.
Dichiarando che, proprio in merito alla manifestazione di sabato, non solo viene «confermata la linea d'interlocuzione con i promotori» ma «al tempo stesso della migliore salvaguardia delle attività della città (quindi proprio anche in merito all'appello lanciato dai commercianti, ndr). In tal senso - conclude l'inquilino di palazzo Diotti - sarà rilevante il percorso».
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