Non è stata memorabile per Milano e la Lombardia l'edizione 2023 della Guida Michelin italiana, presentata martedì sera al Relais Franciacorta a Corte Franca, nel Bresciano. Si vociferava di una possibile terza stella per Antonio Guida del Seta del Mandarin Oriental di Milano, che a mio parere sarebbe stata peraltro meritatissima, ma l'unico stellato meneghino è rimasto Enrico Bartolini dell'omonimo ristorante al Mudec.
Le principali novità che riguardano Milano sono le stelle incellophanate per due locali nuovi di zecca: Andrea Aprea, che ha lasciato qualche anno fa la comfort zone dei due macaron al Vun del Park Hyatt per mettersi in gioco in un nuovo progetto in cui è anche imprenditore di se stesso alla fondazione Luigi Rovati in via Palestro; e Michele Cobuzzi, chef di Anima, il ristorante dell'albergo UNA Milano Verticale, che reca la firma dell'immarcescibile Bartolini, che ha raggiunto quota dodici stelle in tutti i locali italiani che recano la sua firma. Perde invece la stella Tommaso Arrigoni di Innocenti Evasioni, che potrà tentare di riconquistarla nella nuova location in cui si trasferirà nel 2023.
Per il resto il capoluogo meneghino resta con un tre stelle, due doppie stelle (oltre a Guida Alessandro Negrini e Fabio Pisani del Luogo di Aimo e Nadia) e tredici stellati semplici: oltre alle due novità ecco Takeshi Iwai di Aaalto, Giuseppe Postorino dell'Alchimia, Andrea Berton di Berton, Matias Perdomo di Contraste, Carlo Cracco di Craco, Felix Lo Basso di Felix Lo Basso Home&Restaurant, Katsumi Soga di Iyo Experience, Pietro Leeman di Joia, Claudio Sadler di Sadler, Tano Simionato di Tano passami l'olio e Viviana Varese di Viva, unica chef donna stellata della metropoli (ahi!).
E in Lombardia? Ci sono in totale 3 tre stelle, 5 due stelle e 51 monostella, per un totale di 59 ristoranti nell'Olimpo. La provincia più pavesata è Milano, con 17 locali, quelli milanesi già citati e il D'O di Davide Oldani a Cornaredo (due macaron). Segue Brescia con 12 stellati, tra i quali i bistellati Miramonti l'Altro di Concesio (chef Philippe Léveillé) e Villa Feltrinelli di Gargnano (chef Stefano Baiocco). Poi Bergamo con 10 (tra essi il tristellato Da Vittorio di Brusaporto dei fratelli Cerea e la novità Bolle di Lallio di chef Marco Stagi. Quindi Como con sette ristoranti tutti con una stella (e due nuove: Il Sereno al Lago di Torno dello chef Raffaele Lenzi e Trattoria Contemporanea di Lomazzo dello chef Davide Marzullo). Quindi Pavia con tre (novità Lino di Andrea Ribaldone e Federico Sgorbini nel capoluogo) alla pari con Sondrio e Varese, Lecco con due. Infine Cremona e Mantova con uno: la prima con la novità di Vitium a Crema (chef Michele Minchillo) e la seconda con il «monumento» Il Pescatore di Canneto sull'Oglio di Nadia Santini.
La Lombardia ha anche 30 ristoranti che nella «guida rossa» sono classificati come Bib Gorumand, più abbordabili per livello di prezzi ma comunque di elevata qualità.
A Milano ci sono la Cucina dei Frigoriferi Milanesi, Dongiò, lo storico Da Giannino-L'Angolo d'Abruzzo, il cinese chic di NoLo Le Nove Scodelle, Serendib e infine Trippa, da anni tra le migliori trattorie italiane. Tra gli altri mi piace citare il Caffè La Crepa di Isola Dovarese (Cremona), l'Osteria della Villetta di Palazzolo sull'Oglio (Brescia), la Locanda delle Grazie di Curtatone (Mantova).
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