Greta e Vanessa sono in Italia: "Provate dalla lunga prigionia"

Le volontarie rapite in Siria atterrate a Ciampino nella notte. L'abbraccio con i famigliari. Saranno sentite in procura. Polemica sui soldi versati ai ribelli: quante armi compreranno?

Greta e Vanessa sono in Italia: "Provate dalla lunga prigionia"

"Supplichiamo il nostro governo di riportarci a casa". La richiesta di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo nel video diffuso il 31 dicembre dai jihadisti è stata esaudita. Le due volontarie italiane sequestrate nel nord della Siria alla fine di luglio sono state rilasciate. Questa notte sono atterrate all'aeroporto di Ciampino. Ma in Italia, accanto alla gioia delle famiglie e al sollievo del governo, scoppia la polemica sui 12 milioni di dollari di riscatto versati nelle casse dei sequestratori. "Sarebbe uno schifo!", tuona il leader della Lega Nord Matteo Salvini.

Greta e Vanessa sono scese dal Falcon dell’ Aeronautica militare alle 4,20, dopo un volo di tre ore dalla Turchia. Ad accoglierle sulla pista, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Entrambe le ragazze indossavano giubbotti scuri con il cappuccio tirato sul capo, pantaloni neri e scarpe da ginnastica bianche e rosse. Apparivano molto provate e non hanno salutato la folla di giornalisti e cameraman che le attendeva. Sono state subite portate all'ospedale militare del Celio per un controllo medico, e subito dopo in procura per essere sentite dagli inquirenti che hanno aperto un inchiesta sul rapimento. Che la loro vicenda fosse arrivata a un punto di svolta lo si era capito con la diffusione del video a Capodanno in cui apparivano coperte ciascuna da un chador nero che lasciava vedere solo le facce. "Supplichiamo il nostro governo e i suoi mediatori di riportarci a casa prima di Natale, siamo in estremo pericolo e potremmo essere uccise", aveva detto in inglese Greta, mentre Vanessa teneva in mano un cartello con una data: 17 dicembre 2014. I servizi d’Intelligence italiani avevano ritenuto autentico il video, anche se qualche dubbio riguardava la data, in mancanza di elementi temporali esterni, come la presenza di un quotidiano. Il pm di Roma Sergio Colaiocco, titolare dell’inchiesta, aveva confermato che la trattativa era entrata in "una fase delicata" in cui erano ancora più necessario mantenere "riservatezza e prudenza".

Un margine di mistero rimane sugli autori del rapimento. Subito dopo la diffusione del video un sedicente appartenente ad Al Nusra aveva detto a media tedeschi che questo gruppo aveva nelle sue mani i due ostaggi, come sembrerebbe confermare l’annuncio dato oggi dal canale di al Jazera. Ma secondo fonti informate le due ragazze sarebbero sempre rimaste nella regione dove sono state rapite, nella campagna di Abizmu, appunto, una zona fuori dal controllo sia delle truppe del regime che dei miliziani qaedisti nella quale sono presenti almeno sei gruppi armati e altre formazioni minori. Non è escluso però che le due giovani siano state cedute ad Al Nusra da chi le ha sequestrate.

Cioè, secondo quanto affermato nei mesi scorsi dalla stampa libanese ben informata e vicina al regime di Damasco, da un gruppo con cui sarebbero state in contatto e che le avrebbe attirate ad Abizmu nell’ambito di un piano preordinato per rapirle e chiedere un riscatto.

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