Nell'indifferenza dell'Ue, Atene trasferisce gli immigrati

Ogni notte centinaia di migranti sbarcano sulle isole dell'Egeo. La Grecia, al collasso, ora annuncia il trasferimento di circa 20mila persone, sperando in una presa di posizione da parte dell'Ue

Nell'indifferenza dell'Ue, Atene trasferisce gli immigrati

Sono stipati in tende e baracche, senza acqua né elettricità, nelle piccole isole greche più vicine alla Turchia. Da lì, il regno di Erdogan dista solo pochi chilometri e così ogni notte centinaia di immigrati sbarcano sul suolo europeo. Arrivano con gommoni e barchini e si accampano all'esterno degli hotspot ormai al collasso.

Quest'estate, da giugno a fine settembre, sono arrivati in Grecia 31.252 migranti rispetto ai 17.791 del 2018. Nei campi profughi di Lesbo, Samos, Leros, Kos e Chios sono stipati più di 30mila immigrati a fronte di una capacità massima di 6.300 persone. Negli hotspot, attendono anche due anni nelle isole prima di essere trasferiti ad Atene. E nel frattempo vivono in condizioni precarie, tra ratti e serpenti, con risse e liti all'ordine del giorno.

Le isole affollate che affacciano sulla Turchia non sembrano Europa. La Commissione Ue si dice "preoccupata" dalle condizioni degli hotspot nell'Egeo, sa che sono al limite, ma non si muove per migliorare le condizioni. Esorta solo ad "azioni urgenti". E ora sembra che qualcuno inizi a fare un piccolo passo. Secondo quanto riferito dal ministro della Protezione dei cittadini greco, Michalis Chrysochoidis, almeno 20mila rifugiati e migranti saranno trasferiti sulla terraferma entro la fine dell'anno. Le isole (guarda qui l'intero reportage) continuano ad essere sottoposte ad una forte pressione migratoria tanto che la Grecia, insieme a Cipro e Bulgaria, ha chiesto un aumento dei fondi per gestire l'emergenza.

E intanto la Turchia lascia passare migliaia di richiedenti asilo, ingolfando così i sistemi di accoglienza. Nonostante la recente visita del ministro dell'Interno della Germania, Horst Seehofer, ad Ankara per discutere della situazione migratoria nell'Egeo, tutto rimane nelle mani di Erdogan. Il sultano, che sa ben sfruttare le debolezze dell'Europa, dopo ad aver avviato un'offensiva militare contro i curdi, ha anche minacciato l'invio di 3,6 milioni di migranti che sarebbero pronti a raggiungere il cuore dell'Ue. Ma oltre a qualche parole di condanna, dall'Europa non sono arrivati altri segnali.

Il governo greco, sempre più solo, cerca nel frattempo di mettere in atto misure per affrontare l'aumento degli sbarchi sulle coste e gestire così la "crisi nazionale". Senza però un vero appoggio da parte dell'Europa che si limita a "sostenere" la Grecia solo con le parole. E così tra rimpatri, ricollocamenti e controlli rafforzati, Atene spera di riuscire a controllare l'ondata migratoria e di coinvolgere di più l'Ue per creare un fronte unito.

Il piano emergenziale greco prevede di ricollocare 40mila tra migranti e richiedenti asilo nella Grecia continentale o in "altre destinazioni" e di rimpatriare altre 10mila persone entro dicembre 2020.

Nei campi profughi intanto, come ha raccontato ilGiornale.it da Samos, la situazione è sempre più fuori controllo: i bimbi continuano a vivere in condizioni estreme, le donne a subire violenze e chi scappa dalla guerra non riesce a trovare pace.

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