L'invettiva del comboniano: "Ora basta, Regeni se l'è cercata"

Le parole sconfessate dal parroco. "E allora quanti sono morti in misione?"

Un momento del sit-in davanti all'ambasciata egiziana per chiedere la verità sulla morte di Regeni
Un momento del sit-in davanti all'ambasciata egiziana per chiedere la verità sulla morte di Regeni

Dice che "Giulio Regeni se l'è cercata", ribadisce che i media non dovrebbero parlare di lui "uno solo, che è andato a fare il furbo e sapeva benissimo dove si stava andando a infilare, mentre ogni giorno muoiono migliaia di poveri".

Ha scatenato il caos la testimonianza missionaria del comboniano padre Piero Ferrari, invitato dalla Diocesi a parlare durante la messa delle 18.30 a San Bartolomeo al Mare, sulla Riviera Ligure.

Parole, quelle contro il ricercatore italiano, torturato e ucciso dopo essere stato fatto sparire in Egitto, che hanno indignato prima i fedeli e poi la parrocchia, che ha sottolineato di non avere scelto di invitare il comboniano.

"Ci sono guerre dimenticate e invece si parla tanto di Regeni", dice il padre comboniano dal parallelismo, sostenendo di non essere l'unico missionario con il dente avvelenato. E non ci sta il parroco don Renato Elena, che all'indomani dell'invettiva di padre Ferrari, secondo cui "certo, gli egiziani avranno esagerato, ma ce le tiriamo addosso le bastonate", replica dicendo se lo stesso si dovrebbe pensare di quanto sono rimasti uccisi in missione.

Intanto in Egitto l'attenzione si concentra sulla sorte di Ibrahim Metwaly, uno

dei legali che con la Commission for Rights and Freedom assiste la famiglia di Regeni nella ricerca della verità. Atteso a Ginevra per parlare di diritti umani, è sparito dopo essere stato visto l'ultima volta in aeroporto.

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