"Questa pulizia ci renderà forti". Il piano dello Zar per stanare i traditori

Putin in televisione parla di traditori interni: "Ma la Russia sa distinguere i veri patrioti, dobbiamo sputare fuori come i moscerini dalla bocca i traditori"

"Questa pulizia ci renderà forti". Il piano dello Zar per stanare i traditori

È un discorso molto duro quello pronunciato da Vladimir Putin in televisione. A distanza di tre settimane dall'inizio della guerra, il presidente russo si è mostrato durante una riunione con i suoi ministri trasmessa, eccezionalmente ieri, in diretta televisiva. E parla di un piano contro i traditori in grado di assecondare le velleità occidentali di distruzione della Russia.

Una scelta quest'ultima che fa capire come il capo del Cremlino volesse lanciare precisi segnali alla nazione, far vedere che la situazione è sotto controllo e la squadra di governo sta lavorando per non lasciare nulla al caso di fronte ai problemi derivanti dalla guerra e dalle sanzioni.

Nel linguaggio di Putin ci sono però delle novità. C'è un passaggio, in particolare, che ha destato non poca attenzione. Sia per il contenuto che per i toni usati. È quello rivolto “all'interno”, a quella parte di Paese che sta iniziando a mostrare segnali di insofferenza evidentemente colti dal presidente russo.

“Non voglio giudicare i nostri connazionali con la villa a Miami o nella riviera francese – ha chiosato Putin – e che magari non riescono a vivere senza ostriche, foie gras o le cosiddette libertà di genere”. Un riferimento ben preciso agli oligarchi, i più colpiti dalle sanzioni occidentali. Coloro da cui potrebbe partire un ammutinamento politico interno alla Russia.

Coloro che, è il sospetto di Putin, potrebbero essere usati dall'occidente contro di lui. E infatti il capo del Cremlino ha proseguito nel suo discorso dichiarando come “l’Occidente sta cercando di mandare in pezzi la nostra società speculando sulle perdite russe in combattimento e sulle conseguenze socioeconomiche delle sanzioni, nella speranza di provocare così un ammutinamento della popolazione”.

“E so che sta usando – ha chiosato il presidente russo – la cosiddetta quinta colonna, i nostri traditori, per raggiungere il suo obiettivo finale, che è la distruzione della Russia”. Un passaggio quest'ultimo in cui Putin ha fatto intuire chiaramente il timore dell'esistenza di possibili congiure o di tradimenti interni al suo stesso fronte. Frasi che hanno anticipato poi la parte più dura del suo discorso. “Questo non succederà – ha infatti proseguito – ogni nazione, soprattutto quella russa, è sempre capace di distinguere i veri patrioti dai bastardi e dai traditori, e sputare fuori questi ultimi come moscerini finiti per sbaglio in gola”.

Parole molto pesanti, toni in passato mai assunti da Putin. Un gergo rintracciabile forse solo agli esordi della sua scalata alla presidenza, quando ha parlato di “terroristi da raggiungere e stanare in ogni luogo, anche nei loro gabinetti”. Ma in quel caso, era il 1999, si rivolgeva ai miliziani jihadisti ceceni. Non a presunti oppositori interni o a persone non in linea con la sua politica.

Segno di un certo nervosismo da parte del capo del Cremlino. Del resto la situazione non è semplice. Anche se nella parte iniziale del discorso Putin ha sottolineato che le operazioni militari in Ucraina stanno procedendo secondo i piani e che a livello economico tutto è sotto controllo, qualche apprensione c'è ed è palese.

Il fatto stesso di mandare in onda una riunione del governo è piuttosto indicativo. Il presidente russo è ben consapevole di settimane molto difficili davanti a sé, tra nuove sanzioni e piani militari da rivedere. E allora ecco che dal cilindro viene tirata fuori la sindrome dell'assedio e la retorica dell'accerchiamento per provare a rinsaldare i ranghi.

Un po' come a giustificare i sacrifici dei cittadini e le perdite dei militari. Tutto ha un fine perché, secondo Putin, “è l'occidente a voler distruggere la Russia con sanzioni figlie di una politica miope”. Sull'Ucraina si andrà quindi avanti. “Non vogliamo invaderla, se i nostri carri sono a Kiev non vuol dire che vogliamo invaderla – ha dichiarato Putin – ma è stato il Donbass a subire un genocidio otto anni fa”.

Nemici esterni quindi, ma

anche adesso interni. Nemici da combattere militarmente all'estero e politicamente in patria. Questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato da Putin. Un messaggio la cui presa sulla popolazione è tutta da verificare.

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