Un migliaio di chat con ragazzini e ragazzine sotto i 14 anni di età. E un file con quella che viene definita dagli investigatori una vera e propria «strategia della caccia», ovvero un elenco delle possibili vittime, dei loro numeri di telefono, delle chat di messaggistica da loro più utilizzate - Telegram, Signal, Viber, Tik Tok, Omegle - e della tecnica più efficace per agganciarle.
Vengono ritenute «schiaccianti» da chi indaga, le prove a carico di Andrea Piscina, il 25enne conduttore radiofonico di Rtl 102.5 (ora sospeso) in carcere per violenza sessuale su minori, per avere adescato, convinto a spogliarsi e a inviare foto in atteggiamenti intimi, decine di ragazzini. Un modus operandi già visto in altri casi simili: Piscina si fingeva una adolescente di nome Alessia, oppure Anna o Sara, per convincere le vittime a fidarsi, iniziava con loro una conversazione virtuale, sempre con le stesse frasi di «aggancio», e le convinceva a togliersi i vestiti per poi salvare tutto il contenuto. La polizia postale ha dovuto analizzare in laboratorio i dispositivi - telefoni e computer - da cui sono poi emersi centinaia di chat, foto e video che non erano venute fuori in un primo momento durante la prima perquisizione, avvenuta circa un mese prima dell'arresto.
Il 25enne - che ha discrete competenze in campo informatico ed è anche social media manager - infatti aveva cancellato tutto, ma i contenuti pedo pornografici sono comunque emersi, in seguito, grazie alle sofisticate tecniche di analisi e investigazione della postale. Lo speaker si trova in cella dal giugno scorso e, assistito dall'avvocata Valentina Di Maro, davanti alla gip si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo atteggiamento, al momento dell'arresto (viveva insieme ai genitori) e anche in queste settimane in carcere, è stato definito molto collaborativo.
Non ha mai chiesto la modifica della misura cautelare in una meno aspra rispetto al carcere, come ad esempio i domiciliari. Vista la quantità di prove ritenute granitiche, il pm Giovanni Tarzia, del quinto dipartimento della procura che si occupa della fasce deboli, guidato dall'aggiunta Maria Letizia Mannella, si appresta a chiedere il giudizio immediato, in cui si salta l'udienza a preliminare. Sono due le vittime certe identificate: è stato grazie alla denuncia della famiglia di una di loro che è stato dato avvio all'indagine.
Il conduttore radiofonico, fratello di un esponente della Lega in consiglio comunale (del tutto estraneo ai fatti), per hobby prestava servizio con i bambini sia nella squadra di calcio di una polisportiva, sia nell'oratorio di una congregazione religiosa.
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