La miccia che ha fatto scoppiare il caso è stata la trasmissione di La7 Atlantide condotta da Andrea Purgatori, interamente dedicata alla strage di Capaci del 1992 e di cui tra due giorni ricorre l'anniversario. Sono passati 28 anni da quel maledetto 23 maggio che ha stravolto la coscienza civica di Palermo, ma ci sono ancora punti oscuri di una vicenda dai contorni foschi. Durante la trasmissione, in cui sono stati ricostruiti i passaggi chiave dell'attentato e l'ascesa dei Corleonesi negli anni Settanta, è intervenuto in diretta il giornalista Saverio Lodato, cronista de L'Ora di Palermo e poi corrispondente da Palermo per L'Unità. Durante il suo intervento Lodato, ha rivelato un particolare inedito che getterebbe l'ennesima ombra sulla trattativa Stato-mafia e che punta ancora il dito contro Bruno Contrada, ex dirigente del Sisde. Secondo Lodato, sarebbe lui "traditore" dello Stato, lui avrebbe fatto da trait d'union tra lo Stato e Cosa nostra: "Chiesi a Falcone chi fossero le menti raffinatissime che avevano guidato la mafia e a cui lui aveva fatto riferimento dopo il fallito attentato dell’Addaura - racconta il cronista durante la trasmissione -. Il nome era quello del dottor Bruno Contrada. Ma mi diffidò dallo scriverlo in qualunque mio articolo. Falcone mi disse che non dovevo scriverlo se volevamo continuare ad avere un rapporto".
La frase ha avuto l'effetto di un terremoto perché sul banco degli imputati finisce ancora una volta il nome di Contrada. Poco dopo in diretta interviene l'avvocato di Bruno Contrada, Stefano Giordano, che ha difeso il suo assistito partendo da un assunto: quello che sulla vicenda Contrada è intervenuta la Corte europea dei Diritti dell'uomo che ha disposto con una sentenza favorevole, l'illegittima condanna di Contrada per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo scorso aprile, la Corte d’Appello di Palermo ha liquidato a favore dell'ex 007 la somma di 667mila euro a titolo di riparazione per l'ingiusta detenzione patita nel procedimento penale. Nell'ordinanza si parla di detenzione "illegittima", in mancanza di una norma tipica perciò "in violazione del principio stesso di legalità". L'avvocato Giordano contatto dal Giornale.it ha precisato che: "In sede giudiziaria si produrranno evidenze documentali attestanti la non corrispondenza al vero dichiarato nella trasmissione televisiva. Relativamente alla diffidenza e al sospetto che lo stesso Falcone avrebbe nutrito nei confronti di Contrada".
Bruno Contrada, però non ci sta e oggi passa al contrattacco annunciando di volere "adire per vie legali, sia in sede penale che civile", e in una intervista all'Adnkronos, spiega: "Ieri sera sono stato diffamato e calunniato - racconta -. Provo solo disprezzo e nient'altro. Devono trovare un colpevole ad ogni costo, e lo hanno trovato in me. Non si rassegnano. Ma io non ci sto. Basta. Denuncio tutti". C'è un punto su cui Contrada insiste ed è poi la chiave su cui si regge la sua difesa: perché se Falcone ha fatto questa rivelazione a Lodato nel 1989, la presunta verità sarebbe uscita con 31 anni di ritardo? Una domanda a cui prova a dare una risposta lo stesso Contrada. "Sono indignato - dice - provo una rivolta morale. È incredibile sentire quelle frasi. Perché Lodato ha aspettato più di 30 anni per dirlo? Perché il giornalista non lo ha detto il 24 maggio del 1992, cioè all'indomani della strage di Capaci? Visto che aveva promesso al giudice di non scriverlo...".
Contrada, arrestato il 24 dicembre 1992 per concorso esterno in associazione mafiosa, dopo la condanna definitiva a dieci anni di carcere, trascorsi tra la cella nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere e gli arresti domiciliari a Palermo, ha ottenuto dalla Corte di Cassazione, un annullamento della sentenza di condanna, dopo il parere della Corte europea. Un'accusa, quella di concorso esterno, che per la Cedu "non era sufficientemente chiara e prevedibile per Contrada ai tempi in cui si sono svolti gli eventi in questione". Ecco perché Contrada difende la sua innocenza e ribatte allo stesso Lodato. "Bisognava chiedere al dottore Falcone quello che voleva dire quando parlava di menti raffinatissime - aggiunge ancora l'ex 007 - Ieri sera ho provato disprezzo nel sentire quelle parole da Lodato. Non ho provato né odio né altro, ma solo disprezzo".
Contrada parla di massacro mediatico e giudiziario. Gli ultimi trent'anni della sua vita sono passati a difendersi tra aule di tribunali e sentenze. "Io ogni volta che ho sbagliato ho chiesto scusa. Perché si può anche sbagliare ma bisogna avere la correttezza e la dignità di ammettere di avere sbagliato - continua Contrada -. Invece no, non ci si rassegna. Io posso portare dieci sentenze di assoluzione ma devo essere colpevole ad ogni costo. Perché questi hanno provato a colpirmi e massacrarmi, per anni. Non gli basta che il capo della Polizia mi ha reintegrato - dice - e neppure la sentenza della Corte di appello che ha riconosciuto, dopo avermi condannato, che ho subito una ingiusta detenzione. E lo Stato non mi potrà mai restituire otto anni di privazione di libertà". Contrada non ci sta e ha deciso di passare al contrattacco. "Adesso dico basta, non mi farò più diffamare e calunniare. Non so quanto tempo mi resta da vivere, ma non permetto più a nessuno di massacrarmi".
Un altro capitolo della vicenda è stato scritto, si attende quanto prima l'epilogo di una storia che va avanti da oltre trent'anni e su cui sarebbe bello conoscere la verità. Lo si deve ai palermitani onesti, lo si deve soprattutto alla memoria di Giovanni Falcone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.