Di questi tempi non è facile per un giornalista occidentale ottenere l’accesso al Cremlino per un’intervista esclusiva con Vladimir Putin. Eppure, Tucker Carlson è riuscito nell’ardua impresa. Il colloquio tra l’anchorman e il presidente russo è appena andato in onda generando polemiche non solo sulle dichiarazioni dello zar ma anche sull'iniziativa spregiudicata dello stesso reporter. "Carlson ha posizioni diverse da tutti gli altri cronisti occidentali”, dice di lui il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, aggiungendo che il suo pensiero “è in netto contrasto con quello di tutti gli altri media anglosassoni tradizionali”.
Storia di un’ascesa
Carlson è la stella dell'informazione americana di destra che ha fatto del suo stile aggressivo e controcorrente un vero e proprio marchio di fabbrica. Che funziona. Circa 12 milioni di utenti seguono il suo account sul social X e i suoi fan dopo l’addio l’anno scorso alla Fox News continuano ad ascoltarlo su Tucker Carlson Network. Ed è su questa piattaforma streaming a pagamento che nelle scorse ore è stata trasmessa l’intervista a Putin.
Nato nel 1969 a San Francisco e cresciuto quindi nel cuore dell’America liberal, il giovane Carlson non eccelleva negli studi. Sognava invece di entrare nella Cia e solo dopo aver archiviato questa aspirazione ha rivolto i suoi interessi verso il mondo del giornalismo collaborando, strano a pensarsi, con media considerati vicini al partito dell’asinello come Msnbc, Cnn e Pbs.
La strana coppia
La sua carriera da giornalista prende davvero il volo con l’approdo nel 2009 a Fox News mentre la rivolta del Tea Party fa da preludio al successo del repubblicano Trump, cui Carlson contribuisce in maniera rilevante rilanciandone idee e paure per il futuro degli Stati Uniti. Non a caso pochi giorni dopo la vittoria del tycoon alle presidenziali del 2016 l’anchorman ottiene la conduzione di un programma tutto suo in prima serata, il Tucker Carlson Tonight, e la consacrazione a king maker.
Il suo show su Fox News diventa subito il megafono della Casa Bianca ispirando e plasmando l’agenda di Trump, assiduo ed avido consumatore di chips e televisione. Durante il finora unico mandato del miliardario le teorie complottiste e le controverse posizioni di Carlson sembrano riflettersi in un gioco di specchi con quelle di Trump. Gli immigrati rendono l’America “più povera, più sporca e più divisa”, le proteste di Black Lives Matter sono gestite da “una folla criminale" e la supremazia bianca è un “falso”. Queste alcune delle dichiarazioni del giornalista, sempre più odiato dai democratici, condivise dall’ex presidente.
L'apparente caduta dall’Olimpo per Carlson arriva nell'aprile del 2023 dopo aver sostenuto per anni la tesi promossa da Trump di presunti brogli alle elezioni del 2020. Sarebbe stato Rupert Murdoch in persona, proprietario della rete e critico del tycoon, a volere l’allontanamento del giornalista. Non è sfuggita poi la vicinanza temporale di tale decisione con il pagamento da parte dell’emittente di 787 milioni di dollari a favore del fornitore di sistemi di voto elettronico Dominion Voting Systems, accusato ingiustamente dal celebre cronista di aver falsato l’esito delle competizione elettorale vinta da Joe Biden.
Il legame russo e la paura dem
Nonostante siano emersi commenti privati di Carlson non particolarmente lusinghieri nei confronti di Trump, l’intesa tra il tycoon e il giornalista sembrerebbe non averne risentito. A riprova di ciò circolano persino voci di un possibile ticket Donald-Tucker in caso di ritorno alla Casa Bianca del miliardario. Ma cosa unisce davvero queste due personalità così ingombranti?
Gli eventi delle ultime ore a Mosca forniscono una prima risposta. Trump e Carlson nutrono infatti una forte ammirazione per Putin. Nel 2018 l’ex presidente in un famoso incontro ad Helsinki ha proclamato di fidarsi più del suo omologo russo che dei servizi di intelligence Usa e ha dichiarato più di recente di essere pronto a risolvere il conflitto in Ucraina. A modo suo. In molti si sono domandati se dietro tale rapporto si celi qualche oscuro ricatto ai danni di The Donald o affari più o meno loschi nella Federazione russa.
Quanto all’anchorman non ha mai nascosto di simpatizzare per lo zar e già all’inizio della guerra nell’Europa dell’est aveva affermato che il Paese aggredito “non è una democrazia”. Inoltre si è fatto portavoce di un certo scetticismo sugli aiuti militari a Kiev cavalcando le posizioni dei trumpiani a Capitol Hill che stanno mettendo a rischio la tenuta sul campo dell’esercito ucraino.
I democratici intanto osservano con orrore questa triplice alleanza gridando allo scandalo e denunciando il tradimento dei valori americani. Hillary Clinton ha definito Carlson un “utile idiota” sostenendo che non sarebbe stupita se il giornalista ottenesse un “contratto con la televisione russa”.
Più in generale i liberal temono che Carlson avrà in questa tornata elettorale un ruolo decisivo come campione della lotta all’agenda Woke tanto cara al miliardario. Non sono poi pochi a sinistra a vedere in lui un "Trump dopo Trump". Una prospettiva che non dispiacerebbe al presidente russo il quale nel frattempo si gode indisturbato lo spettacolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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