Definire altalenante il rapporto tra Italia e Francia in questi mesi è a dir poco eufemistico. Tra Roma e Parigi al momento non corre buon sangue. E questo al netto poi delle dichiarazioni di entrambe le diplomazie, concentrate in queste settimane a ricucire strappi e fratture più o meno importanti. Domani tra i due principali protagonisti della scena politica dei due Paesi, Emmanuel Macron da una parte e Giorgia Meloni dall'altra, si terrà un delicato faccia a faccia. La cornice sarà quella dell'Eliseo. Non è la prima volta che i due terranno un bilaterale, ma quello di martedì a Parigi è destinato a essere un banco di prova fondamentale in vista delle relazioni future.
Gli screzi degli ultimi mesi
In politica i gesti e i simboli valgono molto. E se è vero che Macron, da un lato, ha incontrato a Trastevere informalmente Giorgia Meloni poche ore dopo l'insediamento di quest'ultima a Palazzo Chigi, è anche vero che quella stessa sera il presidente francese ha dedicato un post a Mario Draghi. Un saluto verso un presidente del Consiglio da lui molto apprezzato che, con il senno del poi, può essere visto come antipasto degli screzi nati pochi giorni dopo con Giorgia Meloni.
Tra ottobre e novembre polemiche molto forti sono sorte in merito al caso Ocean Viking. Parigi ha accusato Roma di avere comportamenti poco umanitari nei confronti dei migranti. Un malinteso nato dal fatto che la nave Ocean Viking, dell'Ong francese Sos Mediterranée, ha dovuto virare verso il porto di Tolone dopo un braccio di ferro con le autorità italiane. Palazzo Chigi in quell'occasione ha ringraziato il governo francese prima ancora però del via libera ufficiale dell'Eliseo allo sbarco.
Macron in quell'occasione non l'ha presa bene e il suo ministro dell'Interno, Gerald Darmanin, si è scagliato contro il nostro esecutivo. Per giorno Parigi ha provato in Europa a fare muro contro l'Italia. In primis dichiarando di non voler più procedere con la promessa di farsi carico della redistribuzione di alcuni migranti sbarcati nel nostro Paese. In secondo luogo, invitando anche gli altri Paesi, inclusa la Germania, a fare altrettanto.
Dopo alcune settimane la situazione è rientrata. Ma le tensioni sono state in realtà semplicemente nascoste sotto un tappeto. Alla prima occasione utile, la Francia è tornata nuovamente alla carica contro il governo italiano. Ancora una volta è stato Darmanin a dare il via alle polemiche. Il ministro ha infatti definito Giorgia Meloni incapace di saper gestire i flussi migratori. Un'accusa figlia delle tensioni interne alla Francia, con Macron in difficoltà nella gestione dei rapporti con l'opposizione guidata da Marine Le Pen, vicina al partito di Meloni. Ma che, sotto il profilo esterno, ha causato altri guai.
Ad appianare le divergenze è stata la massima rappresentante della diplomazia transalpina, ossia il ministro degli Esteri Catherine Colonna. In un'intervista pubblicata il 23 maggio scorso, Colonna ha sottolineato l'importanza di collaborare con l'Italia e in special modo sul fronte migratorio. Pochi giorni prima, al G7 di Hiroshima, Meloni e Macron avevano avuto un faccia a faccia anche in quel caso definito distensivo.
Ucraina come unico punto di convergenza
L'unico vero tema su cui non sembrano esserci profonde divergenze, né a livello ideologico e né sotto il profilo prettamente politico, riguarda la guerra in Ucraina. Italia e Francia sono impegnate nell'azione di sostegno all'esercito di Kiev, entrambi i governi hanno collaborato per fornire agli ucraini il sistema missilistico Samp-T.
La posizione sul conflitto potrebbe rappresentare la base su cui far poggiare la collaborazione tra Roma e Parigi, messa in discussione dagli screzi degli ultimi mesi. "Nell'incontro di domani - viene non a caso sottolineato in una nota dell'Eliseo - si discuterà del vertice Nato che si terrà a Vilnius, in Lituania, martedì 11 e mercoledì 12 luglio 2023".
"L'incontro di domani - si legge ancora nel comunicato della presidenza francese -sarà l'occasione per riaffermare il comune sostegno all'Ucraina per quanto riguarda gli aspetti militari, umanitari, economici, diplomatici e giudiziari". Eppure anche sull'Ucraina non sono mancati screzi, a dir la verità.
A febbraio Macron ha invitato il presidente Zelensky a Parigi prima del vertice europeo. Una decisione definita "inopportuna" da Giorgia Meloni. Il capo dell'Eliseo, dal canto suo, ha difeso la sua scelta dichiarando come la Francia, assieme alla Germania, avessero un ruolo diverso e più attivo nella crisi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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