Sembra assurdo ma l'epicentro del conflitto in Ucraina ormai da mesi è una città che fino all'anno scorso nessuno conosceva e che prima del conflitto contava circa 77mila abitanti. Per fare un paragone, qualcosa di simile per abitanti ed estensione alle nostre Varese o Caserta. Non proprio una metropoli insomma, specie adesso che a furia di bombe e combattimenti, i civili sono rimasti poco più di 4mila e la città è ridotta a un cumulo di macerie. Ma tutto, dal destino della guerra alle dichiarazioni annesse, sembra passare da Bakhmut. Un insediamento importante dal punto di vista strategico perché il suo possesso significa avere una base per le più importanti città del Donetsk come Slovyansk e Kramatorsk. La battaglia continua, tra attacchi della brigata Wagner e la stoica difesa ucraina. In una guerra fatta anche di parole.
Il capo dei mercenari russi Wagner Evgeny Prigozhin ieri ha pubblicato un video dicendo che Bakhmut è praticamente caduta e ha fatto appello al presidente Zelensky perché ordini all'esercito di ritirarsi, mostrando ragazzi e vecchi tremanti. «Le unità Wagner hanno circondato Bakhmut, è rimasta solo una strada. Le tenaglie si stanno restringendo. Prima combattevamo con soldati regolari, ora solo ragazzi e anziani. Li faccia tornare a casa ed evacuare la città», ha detto. «Non è vero, il video di Prigozhin è registrato nel villaggio di Paraskovievka, non a Bakhmut», smentisce il Centro nazionale di resistenza di Kiev. Ma intanto dentro e intorno alla città sono segnalati combattimenti durissimi. Ieri le forze militari russe hanno fatto saltare in aria un ponte, arteria fondamentale per l'afflusso di munizioni, che collegava la città con Khromove. Zelensky visitando l'ospedale militare di Leopoli, ha elogiato il coraggio dei soldati feriti proprio a Bakhmut ma non è ancora certo quali saranno le decisioni nell'immediato futuro. Per la prima volta nello stato maggiore ucraino si apre all'ipotesi di un ritiro strategico, anche se lo stesso Zelensky guarda avanti e conferma: «L'artiglieria è la nostra necessità numero uno. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno. Munizioni, proiettili a lungo raggio per fermare la Russia».
Non per colpire il territorio della Russia, dice il leader ucraino. Proprio mentre Mosca accusa Kiev sia di aver attaccato con droni che di aver sabotato alcune postazioni russe. «L'attacco dei sabotatori ucraini a Bryansk sarà investigato», ha detto il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, che aggiunge come siano state armi fornite dalla Nato a colpire. «L'Ucraina non è coinvolta in conflitti interni nella Federazione Russa», ribadisce invece il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak. Mentre Kiev fa sapere che quasi 10 mila soldati russi si sono arresi all'esercito ucraino attraverso la hotline «Voglio vivere», che permette ai russi contrari al conflitto di alzare bandiera bianca con la garanzia di essere trattati in conformità con le Convenzioni di Ginevra.
Il tutto mentre si cerca con estrema difficoltà di riannodare il filo del dialogo. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz è arrivato ieri a Washington dove incontrerà il presidente Biden in un colloquio con, ovviamente, al centro il conflitto in Ucraina. «Le relazioni tra Germania e Stati Uniti sono migliori di quanto non siano mai state», ha detto Scholz. Il ministro degli Esteri ucraino Dmitry Kuleba invece ha avuto una conversazione telefonica con il segretario di Stato americano Antony Blinken, che lo ha informato dei lavori del G20 Esteri di New Delhi. In India, Blinken ha incontrato il ministro degli Esteri Lavrov, con cui gli stati Uniti stanno cercando di imbastire un dialogo. O almeno ci provano. Lo stesso Lavrov però continua a interpretare il ruolo del falco. Nel corso di un intervento a Nuova Delhi, il ministro degli Esteri russo ha ribadito che «la guerra l'ha iniziata l'Occidente e sta usando gli ucraini contro di noi».
A differenza delle sparate propagandistiche lanciate in Russia, questa volta la reazione è stata per lui inaspettata: la platea, infatti, è scoppiata in una fragorosa risata a cui si è aggiunto anche qualche insulto. Lontano da Mosca, alla narrazione russa non crede nessuno. Chissà come mai.
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