Dice al Giornale Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia: «Le guerre di religione non ce le possiamo permettere. Bisogna sostituire alla parola conflitto la parola confronto, nella pacata consapevolezza che la Costituzione assegna ruoli diversi e armonici all'ordine giudiziario e al potere legislativo». É un invito esplicito ad abbassare i toni, a rinfoderare le armi nello scontro scoppiato bruscamente tra governo e Associazione nazionale magistrati. Ma è tutto da vedere che l'appello di Sisto - mentre il ministro Carlo Nordio continua a tacere, ed è un silenzio significativo - induca a migliori consigli i protagonisti dello scontro frontale, che ieri vede nuove asprezze venire dal fronte delle toghe organizzate.
A parlare è l'Anm, la stessa associazione che non ha espulso nessuno dei colleghi che si spianavano la carriera nell'ombra a colpi di chat e di manovre all'epoca del caso Palamara e che adesso attacca il governo perchè non si esprime solo con comunicati ufficiali. La stessa Anm che due settimane fa partì a testa bassa all'attacco del progetto di riforma del ministro Carlo Nordio quando ancora non era arrivato in Parlamento, adesso sostiene di essere stata attaccata per prima, e di avere solo reagito alle offese venute dall'esecutivo. Di fatto, politica e toghe sembrano avere una percezione della realtà diversa, e questo non è il viatico migliore per la ripresa del dialogo che dai pochi «pacifisti» di entrambi i fronti viene invocata.
A riaprire le ostilità di buon'ora è il segretario dell'Anm, Salvatore Casciaro che - tanto per rasserenare il clima - si fa intervistare da Radio anch'io e accusa il governo di delegittimare i giudici: «Se si scrive che i magistrati scendono in campo e svolgono un azione politica di opposizione si dice il falso e si mina la fiducia dei cittadini nei confronti della magistratura», dice Casciaro. Il fatto che un ex collega autorevole come Luciano Violante abbia accusato l'Anm di avere «atteggiamenti da ring» non induce il segretario dell'associazione a approcci più distesi. Anzi, Casciaro torna a rivendicare il diritto del sindacato in toga a pronunciarsi su leggi e progetti di legge: le nostre, dice, «sono critiche argomentate basate su argomenti seri». Certo, poi Casciaro concede che «spetta alle forze politiche, legittimate dal consenso popolare, decidere le riforme che ritengono più appropriate». I proclami dell'Anm sarebbero insomma semplici opinioni, cortesi suggerimenti senza la pretesa di condizionare il dibattito politico.
Neanche il tempo per Casciaro di tornare in ufficio ed ecco che prende la parola il suo capo, il numero Uno dell'Anm, il presidente Giuseppe Santalucia, che ai microfoni di Sky Tg24 parte a testa bassa, rinfacciando al governo di avere attaccato i magistrati con accuse «anonime»: «Come si fa a dire - lamenta Santalucia - che abbiamo iniziato lo scontro? Siamo rimasti attoniti di fronte a accusa così infondata, generica e anonima da rendere difficile difendersi». . É un leit motiv che va avanti da qualche giorno, da quando da via Arenula sono usciti i due comunicati in cui «fonti ministeriali» prendevano posizione sulle inchieste a carico del ministro Daniela Santanchè e del sottosegretario Andrea Delmastro. Ma erano le uscite meno significative. L'accusa che ha mandato in bestia l'Anm, quella sulle «interferenze di alcune iniziative giudiziarie sull'attività della politica» non era granchè anonima, essendo stata lanciata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano in un convegno.
Mantovano peraltro non ha citato nè la Santanchè nè Delmastro ma un problema che «in 30 anni ha colpito tutti i governi, qualunque fosse l'orientamento». Poco cambia, per la coppia Santalucia-Casciaro: «L'essenza del lavoro del magistrato - dice il segretario dell'Anm - è la terzietà e l'imparzialità: dire ai massimi livelli istituzionali che queste qualità nel lavoro dei giudici mancano, indistintamente significa delegittimare una istituzione dello Stato».
In questo danzar di sventole, il tema chiave, ovvero i tentativi di riforma della giustizia, passano in secondo o terzo piano.
Santalucia d'altronde dice che «la riforma di cui stiamo parlando è assai modesta nei suoi contenuti, non è una palingenesi del sistema e non aiuterà la giustizia, non affronta il tema dell'efficienza, del miglioramento del servizio, che è il tema dell'attualità». Ma proprio contro questa «modesta riforma» l'Anm aveva chiamato alla lotta.
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