Bennett il mediatore: le telefonate dopo il viaggio. Mano tesa ai profughi e un occhio al Medioriente

Altri contatti con Zelensky e Putin. Gerusalemme vuol giocare la sua partita

Bennett il mediatore: le telefonate dopo il viaggio. Mano tesa ai profughi e un occhio al Medioriente

Con Israele, non è mai semplice. Putin nella sua fortezza di fuoco, drago arrotolato sulla sua determinazione incomprensibile, ha voluto invitare l'ebreo errante, lo spirito del mondo, quello che parla agli americani e all'Europa da dentro il cuore della storia. Tre ore di colloquio in piena guerra. Non si sa mai, e certo era l'unico adatto. Se è stato Putin a invitare Israele, per il suo peso morale e perché è un punto su cui ci si incontra e scontra, spesso gli si dà torto, ma lo si ascolta, o se si è offerto Bennett, non si sa. Certo il protagonista negativo, il guerrafondaio, invece di ripetere un «pattern» già consumato, come invitare Macron o Johnson per dimostrare la sua buona volontà e anche accennare a una sua debolezza, ha usato il «sistema Israele» per comunicare che ha desiderio di trattare.

E Naftali Bennet, un giocatore a sua volta, ha preso il rischio: il suo piccolo Paese così ha potuto seguitare a parlare di Mediorente, della pace mondiale, dimostrando, come ha detto, che Israele corre in aiuto dei sofferenti, gli ucraini, e sempre lo farà. Anche di Shabbat, il Sabato santo in cui Bennett non viaggia, non telefona, non lavora a meno di picuach nefesh, di salvare la vita. E per questo ha deciso di andare. I suoi motivi sono tre: portare a casa tutte le centinaia di migliaia di ebrei in pericolo, com'è missione essenziale di Israele; evitare che la Siria si trasformi in una postazione di missili avallati da Putin; cercare di limitare i danni del folle accordo di Vienna con l'Iran, pronto a breve. Con la Russia il rapporto è ragionevole, come Clinton, Putin ha affetto per gli ebrei, Netanyahu sapeva che per poter colpire le postazioni iraniane e degli hezbollah in Siria c'è bisogno della sua acquiescenza, e il nuovo governo l'ha seguito. Quanto all'Iran, la Russia può limitare il danno manipolando le sanzioni e sostenendo l'Aiea che seguita a tenere al suo ruolo. Di più non farà, perché l'Iran è un suo costante alleato.

Bennett ha parlato ieri al telefono tre volte con Zelensky che ha anche ringraziato pubblicamente il premier, per chiarire bene che la sua funzione di intermediario era neutrale. Poi ha risentito telefonicamente Putin e fatto il punto con Scholz e Macron. E tuttavia le critiche si sono moltiplicate dopo che Israele era stata accusata di essere troppo tiepida verso l'Ucraina. Israele con i soliti sensi di colpa ebraici, spesso si autoaccusa; ma stavolta ha recuperato alla svelta con ospedali da campo, decine di milgliaia di profughi che stanno arrivando (ebrei e non) e saranno presto centinaia di migliaia, storie di volontari e anche di armi di cui si parla senza farne una bandiera. Ieri a prendere i bambini arrivati da soli in 87, è andato Bennett stesso con baci, caramelle a forma di cuore, bandierine biancazzurre. Kissinger una volta disse che per Israele ogni politica è politica interna, e anche stavolta Bennett, che passa la vita a cercare a ogni votazione, con i suoi sei miseri seggi, i 61 voti necessari per la sopravvivenza del governo, sapeva di compiere un'impresa incerta ma che l'avrebbe portato da statista sulle prime pagine.

Israele ci tiene a lanciare oggi un messaggio per la pace perché a Vienna sta per passare, secondo una feroce determinazione americana paradossalmente avvallata dall'aiuto russo, il nuovo accordo sul nucleare iraniano che metterà a disposizione degli ayatollah e delle Guardie della Rivoluzione miliardi di dollari per i loro piani di guerra, e che consentirà di costruire la bomba in tempi brevi.

E qui il gioco si complica, perché, perversione senza rimedio, Putin e Biden in questo sono alleati. Difficile equazione anche per Bennett che tutti conoscono come un inventore di marchingegni astuti, da progettista high tech qual è. Ma chissà. Magari funziona.

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