Probabilmente Giuseppe Conte ha la memoria corta. Al di là delle innumerevoli piroette che con estrema disinvoltura lo hanno portato a essere presidente del Consiglio prima del governo gialloverde e poi di quello giallorosso, fa strano vedere il leader del Movimento 5 Stelle inalberarsi così tanto contro l'aumento delle spese militari al 2% del Pil in pochi anni. Un atteggiamento che non fa rima con quanto portato avanti dai suoi due esecutivi. Infatti proprio in quegli anni, quando il M5S si è radicato nel palazzo, Conte a Palazzo Chigi aveva una valutazione tutt'altro che negativa verso le spese per la Difesa.
Gli investimenti
Ora l'ex premier fa la voce grossa e chiede di destinare le risorse economiche contro i rincari. Come se dal 2018 al 2021 la disoccupazione, ad esempio, non fosse una priorità da considerare. Non a caso in molti hanno voluto ricordare al leader del M5S alcuni dati: i piani concordati nel 2014, e seguiti dai vari governi che si sono succeduti, "prevedono un continuo progressivo aumento degli investimenti entro il 2024".
Numeri snocciolati specialmente dopo il duro faccia a faccia con Mario Draghi: fonti di Palazzo Chigi tengono a sottolineare che nel 2018 il bilancio della Difesa "era sostanzialmente uguale al 2008". Una situazione che però ha subito notevoli variazioni nel corso degli anni, fino a raggiungere "24,6 miliardi" nel 2021: il che viene considerato "un aumento del 17%". Tra il 2021 e il 2022 il bilancio della Difesa sale invece a 26 miliardi: "Un aumento del 5,6%".
Gli acquisti dell'era Conte
Per il Movimento 5 Stelle non è così: i grillini sostengono che si tratti di un totale di +2,7 miliardi in 3 anni (da 21,7 a 24,4 mld), "ovvero +12% non +17%". Sta di fatto che però le spese militari nei due governi Conte non sono state di certo disdegnate. Anzi. Sarebbe dunque necessario riportare alcuni dati, nella speranza che magari l'ex premier possa ricordare alcune mosse dei suoi governi.
L'edizione odierna de Il Messaggero parla ad esempio di centinaia di milioni di euro per l'acquisto di droni, per elicotteri multiruolo e per "nuovissime e iper-tecnologiche cacciamine". Basta spulciare il Documento Programmatico Pluriennale 2019-2021 con cui l'allora ministro della Difesa (l'ex grillina Elisabetta Trenta) aveva presentato al Parlamento lo stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 2019 e per il triennio 2019-2021, approvato nel 2018. Le tabelle sono così divise: profilo programmatico degli stanziamenti, primo triennio, triennio successivo e oneri.
Per il mantenimento dell'operatività della linea carri armati il programma ha un onere complessivo di 35 milioni di euro distribuiti in 3 anni (4 nel 2019 e 15,5 sia nel 2020 sia nel 2021). Per gli F-35 Joint Strike Fighter (AM+MM) 690 per il 2019, 859 per il 2020 e 747 per il 2021. Per i Vtlm2 il programma è finalizzato all'acquisizone di una prima tranche di 398 mezzi: 1 milione per il 2019, altri 6 per il 2020 e 13 per il 2021, per finire a 65 per il triennio successivo (2022/2024).
Non va dimenticata la questione spazio e cyber. Quanto alla fase di sviluppo del sistema di difesa aerea corto/medio raggio, il programma prevede che il sistema missilistico debba sostituire i sistemi attualmente in servizio basati sul missile ASPIDE. Gli oneri? 1 milione nel 2019, altri 10 nel 2020 e 15 nel 2021. Nel triennio successivo (2022/2024) ben 69.
Non passa inosservato Cosmo Skymed 2nd Generation per l'acquisizione e il lancio in orbita entro il 2022 di ulteriori 2 satelli CSG. Ancora risorse economiche: 52 nel 2019 e 70 sia nel 2020 sia nel 2021.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.