Un duro botta e risposta sulla manovra. È ciò che sarebbe andato in scena nell'ultimo Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al Documento programmatico di bilancio, che traccia l'architettura della manovra che il governo si appresta a varare. I protagonisti dello scontro in Cdm sarebbero stati Mario Draghi e Dario Franceschini, posti su posizioni diverse in merito ad alcuni provvedimenti da adottare. Nello specifico sarebbe stata la reintroduzione dei fondi per la ristrutturazione delle facciate ad animare il dibattito tra i due, che successivamente avrebbero anche alzato i toni del confronto.
Lo scontro Draghi-Franceschini
A svelare il retroscena è Francesco Verderami sul Corriere della Sera, secondo cui è proprio su questo fronte che "il confronto è diventato molto duro". In sostanza il ministro della Cultura avrebbe ricordato al presidente del Consiglio che "questo bonus è stato uno dei provedimenti su cui si è caratterizzata l'azione del governo precedente", e che dunque come tale andrebbe affrontato per l'importanza che rappresenta.
Ma non è questo il punto per il premier Draghi. Che riconosce come il reddito di cittadinanza e quota 100 siano importanti provvedimenti dei governi precedenti, così come lo sono quelli attuali relativi al taglio delle tasse ai fondi per gli ammortizzatori sociali. Le risorse sono finite, sarebbe stata in sintesi l'obiezione del presidente del Consiglio. Che avrebbe messo in guardia sui possibili rischi economici.
A quel punto Franceschini avrebbe tenuto a sottolineare che le riunioni del governo "servono proprio a costruire un compromesso". Tradotto: le varie sensibilità dei partiti di maggioranza non possono essere ignorate per prendere decisioni autonome. E poi avrebbe aggiunto che il Consiglio dei ministri rappresenta il luogo "dove avvengono le ricomposizioni". Parole che hanno innescato la replica seccata di Draghi. "È quello che stiamo facendo. E poi basta...", avrebbe risposto il premier. Che forse per la prima volta si è dimostrato fortemente infastidito.
Le battaglie in Cdm
I passi verso la manovra hanno sempre comportato litigi, divisioni e discussioni animate. E gli scontri sono destinati a diventare protagonisti se si considerano i risultati delle elezioni amministrative e le battaglie che i partiti intendono portare avanti nei prossimi Cdm. La dialettica più aspra si consumerà probabilmente sulle pensioni: il governo starebbe pensando a quota 102 nel 2022 per poi passare a quota 104 nel 2023, ma la Lega ha espresso fortissimi dubbi.
Bisognerà vedere a cosa porterà la posizione contraria del Carroccio, che insiste nel voler prolungare quota 100 anche per il prossimo anno.
La riforma è attualmente in stand-by, visto che nel Documento programmatico di bilancio "ci sono solo macro-voci e dunque ogni decisione sul superamento" di quota 100 "può essere rinviata". Comunque Giancarlo Giorgetti, ministro leghista dello Sviluppo economico, ha confermato che è escluso "qualsiasi ritorno alla legge Fornero".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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