E i cinesi ammettono: economia malata, serve un ricostituente

Il massimo organo politico del Partito comunista riunito per decisioni urgenti sugli obiettivi di crescita: un fatto senza precedenti

E i cinesi ammettono: economia malata, serve un ricostituente
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La situazione è grave. E pure seria. A Pechino il governo di Xi Jinping sta provando a correre ai ripari: la rigogliosa macchina da guerra economica della Repubblica popolare si è inceppata. I prezzi sono crollati e il sogno di un vasto mercato interno capace di alimentare la potenza comunista sta sfumando. Negli stessi giorni in cui tiene banco la misteriosa scomparsa dell'economista Zhu Hengpeng, forse epurato per commenti non lusinghieri della gestione del dossier da parte del governo, l'agenzia di stampa cinese Xinhua fa sapere che i vertici del partito si sono riuniti ieri per discutere misure straordinarie che rivitalizzino l'economia. Insomma, se da un lato si zittiscono le critiche, dall'altro si fa sapere che qualcosa si sta facendo.

L'ammissione non è banale e certifica la gravità del momento. Il Politburo, uno dei massimi organi del partito comunista, ha detto di essere pronto ad emettere dei bond per implementare il «ruolo trainante degli investimenti governativi». In sostanza, notano fonti sentite dall'agenzia cinese, sono pronte forme di supporto per stabilizzare il mercato immobiliare. Bloomberg sottolinea che il governo dovrebbe anche bloccare nuove costruzioni per limitare l'eccesso di offerta e la spirale negativa dei prezzi. Ma non solo. Allo studio ci sarebbero anche provvedimenti per aumentare i salari di poveri e classe media e incoraggiare investimenti esteri nella manifattura.

Il senso di urgenza si comprende anche dal fatto che è rarissimo che un organo del genere si raduni per parlare di questioni economiche in settembre. È indispensabile per Pechino lavorare per centrare gli obiettivi di crescita economica fissati al 5% per il 2024. Funzionari del partito hanno detto alla Xinhua che il governo dovrebbe aumentare l'intensità degli aggiustamenti anticiclici delle politiche fiscali e monetarie.

Il vertice arriva qualche giorno dopo le decisioni della Banca centrale cinese che ha annunciato una serie di stimoli monetari dal valore complessivo di 130 miliardi di euro che servono, neanche a dirlo, a sostenere il mercato immobiliare e aumentare la liquidità nel sistema finanziario. In una conferenza stampa la Pbc ha spiegato di essere pronta a tagliare i tassi di interesse sui prestiti per l'edilizia e ridurre il coefficiente di riserva obbligatoria che le banche devono tenere. Un pacchetto di stimoli che non si vedeva dalla crisi finanziaria globale del 2008.

La disoccupazione cinese continua ad aumentare, ad agosto era al 5.4%, in crescita da luglio. Idem quella giovanile salita al 18.8%. I cinesi non spendono e non sostengono l'indotto, così in attesa delle grandi riforme ecco pronti aiuti a pioggia.

Il governo prepara sussidi una tantum da erogare prima della festa nazionale del 1 ottobre quando oltre un miliardo di cinesi viaggeranno e forse spenderanno per festeggiare la nascita della Repubblica popolare. Insomma, dall'«arricchirsi è glorioso» di Deng Xiaoping, al «consumare è glorioso (e necessario)» di Xi Jinping.

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