Facoltà, l'odio per Israele nuova moda estremista

Milano, Roma e Napoli: università occupate da facinorosi che contestano lo Stato ebraico

Facoltà, l'odio per Israele nuova moda estremista
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Vecchie ideologie, nuovi nemici. L'ultima frontiera dell'antifascismo militante è il dichiarato odio contro Israele. Non un semplice risentimento, ma un impeto di intolleranza verso che quello che l'ultrasinistra e i centri sociali identificano come uno «Stato fascista». Dunque, come un'entità da combattere, isolare, sconfiggere. A preoccupare è il fatto che questo atteggiamento ostile abbia fatto irruzione nelle nostre università: là dove la cultura e il dialogo dovrebbero sanare i contrasti. Per i giovani agit-prop di casa nostra, tuttavia, non è così. Forse non lo sarà mai. Da Torino a Napoli, passando per Milano e Roma, nelle ultime ore sono diversi gli atenei che gli studenti dei collettivi rossi hanno occupato in segno di solidarietà alla «eroica resistenza palestinese».

Loro la chiamano così, sovvertendo la realtà sul conflitto in Medio Oriente e dimenticando le nefandezze commesse da Hamas sui civili israeliani. Di queste ultime, stranamente, non parlano mai. Nel capoluogo piemontese, gli attivisti del collettivo «Cambiare rotta» hanno fatto ingresso in università srotolando una grande bandiera palestinese. «Antifascismo è antisionismo», hanno scritto in un loro comunicato sui social, esponendo le ragioni della protesta. A Roma, le stesse scene. Gli studenti rossi hanno occupato la sede di Scienze politiche della Sapienza per rivendicare la loro vicinanza a Gaza. Non sono mancati attimi di tensione con la polizia, intervenuta per garantire l'ordine. «Vogliamo che la Sapienza smetta di sostenere il regime di apartheid israeliano in Palestina, che tronchi immediatamente gli accordi con il criminale governo israeliano e con tutte le istituzioni che sorgono sui territori palestinesi occupati», recita un comunicato dell'organizzazione giovanile comunista promotrice del presidio. La richiesta di stop alle collaborazioni con Tel Aviv, peraltro, potrebbe avere come conseguenza il forzato congedo dagli atenei degli studenti israeliani presenti in Italia proprio grazie a quei progetti. Eventualità inquietante che rimanda ai tempi bui nei quali gli ebrei venivano espulsi dalle università. Alla Statale di Milano, i giovani attivisti pro-Palestina hanno promosso una raccolta firme contro gli accordi tra l'ateneo e Israele, invitando i colleghi di studi a impegnarsi «a fianco della resistenza palestinese».

A Roma e in altre città sono state sollevate rimostranze contro i rettori e le istituzioni accademiche, contestate per aver espresso il loro sostegno a Israele all'indomani delle stragi nei kibbutz. Nelle stesse ore, proseguivano le mobilitazioni pro-Gaza negli spazi universitari di Venezia, Bologna e Napoli. Sempre con il medesimo copione. Sempre «contro Israele, che hanno scandito i dimostranti ora accelera la sua politica di genocidio».

Oggi i collettivi che hanno occupato la Sapienza prenderanno parte a una manifestazione in piazzale del Verano organizzata con i giovani palestinesi e il 15 novembre la protesta farà di nuovo tappa in ateneo. Nei luoghi della cultura, l'ultrasinistra torna così a imporre il proprio pensiero egemonico applicato all'attualità. Ieri con il pretesto dei fascisti alle porte, oggi soffiando sul fuoco dell'antisionismo.

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