Urla e fischi. Richieste di dimissioni del capo dell'Eliseo. Le proteste degli agricoltori francesi contro il presidente Emmanuel Macron hanno provocato il ritardo dell'apertura al pubblico del Salone dell'agricoltura. Centinaia di manifestanti hanno fatto irruzione nella hall della fiera in cui si stava svolgendo un incontro fra il presidente e i rappresentanti sindacali. In una stanza lontana, intanto, Macron, accompagnato da Marc Fesneau, ministro dell'Agricoltura, e della viceministra Agnès Pannier-Runacher, incontrava alcuni membri delle delegazioni sindacali. Ci sono stati scontri con le forze di sicurezza e lo stesso presidente ha fatto appello «a tutti per il ritorno alla calma». Gli agricoltori gli hanno chiesto di far rilasciare i contadini portati via dalla polizia. Ma il presidente ha risposto di non poter intervenire nelle condizioni di caos presenti. «Sentite il nervosismo di questa mattina, lo dico per tutti gli agricoltori; non aiutate nessuno dei vostri colleghi rompendo gli stand e rendendo impossibile il salone impedendo ai visitatori di venirci. È controproducente», ha detto il presidente, che ha annunciato un nuovo incontro con i rappresentanti della categoria fra tre settimane all'Eliseo.
Gli agricoltori sono tornati a protestare a Parigi con i trattori già dalla vigilia del Salone dell'agricoltura, una fra le più grandi fiere agricole al mondo, che si tiene nella capitale francese. Chiedono più sostegno da parte del governo e regolamenti più semplici. Decine di trattori sono entrati venerdì pacificamente in un quartiere ovest della capitale con le bandiere del Coordinamento Rurale, il sindacato che ha organizzato la protesta. I manifestanti hanno poi posato con i loro trattori su un ponte sulla Senna con la Torre Eiffel sullo sfondo.
La nuova protesta è scatatta tre settimane dopo che gli agricoltori hanno interrotto i blocchi stradali intorno a Parigi e in altre
parti del Paese, dopo che il governo ha offerto oltre 400 milioni di euro per rispondere alle loro lamentele sui bassi guadagni, sulla pesante regolamentazione e su quella che descrivono come concorrenza sleale dall'estero.
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