Il lungo applauso di Atreju, la kermesse meloniana che si svolge al Circo Massimo a Roma, segna il battesimo ufficiale, da vicepresidente della commissione Ue, per il neocommissario italiano Raffaele Fitto che si esibisce in un confronto con l'ex segretario del Pd Enrico Letta. Il palco è tutto per Fitto: l'ex premier Pd prende parte al confronto in collegamento. Si potrebbe, tranquillamente, definire una standing ovation per l'ex ministro meloniano. È l'occasione per tracciare la linea che Fitto proverà a imprimere alla commissione guidata da Ursula von der Leyen. Un lavoro che è alle battute iniziali che però sembra poggiarsi su alcuni pilastri: competitività, crescita e lavoro. Tre direttrici su cui Letta è d'accordo: «L'Europa va molto male, molto peggio di Cina e Stati Uniti. Se non cambiamo rapidamente ne pagheremo le conseguenze in termini di crescita e posti di lavoro. Questa è la cosa principale: ripartire sulla crescita e sui posti di lavoro». «Un percorso non semplice» precisa subito Fitto, l'ha portato alla vicepresidenza von der Leyen. Successo suggellato dalla presenza di Letta, che con la sua presenza benedice la scelta assunta dal Pd in Europa di dare il proprio voto favorevole alla nomina di Fitto: «Sono contento di partecipare al battesimo di Raffaele nella politica italiana. Ora lui rappresenta l'intera Europa», dice subito Letta. Superato lo scoglio del voto, Fitto si spoglia dell'abito di Fdi e insiste sul lavoro di squadra: «Serve il contributo di tutti». Ma soprattutto a orientare il lavoro della nuova commissione saranno i due piani elaborati da due italiani: Letta appunto, e Mario Draghi. C'è un aneddoto che emerge dal confronto, moderato da Bruno Vespa: la proposta Letta sul nuovo mercato unico europeo è stato scritta a quattro mani con Fitto. Quello di Fitto è un portafoglio robusto, un terzo del bilancio europeo. Deleghe pesanti: politica regionale e di coesione, lo sviluppo regionale, le città e le riforme e soprattutto il Pnrr. Il commissario rivendica il risultato: «Quello per ottenere la vicepresidenza della Commissione Ue è stato un percorso molto lungo, complesso, che ha visto la credibilità del nostro Paese avere un ruolo fondamentale: l'Italia è uno dei più grandi Paesi, è un Paese fondatore, non poteva che avere un ruolo di primo piano. Sono molto onorato che il governo e la premier abbiano indicato la mia figura per rappresentare l'Italia in Ue e la scelta di von der Leyen di dare un ruolo di rilievo alla mia figura è un altro aspetto molto importante». Il vicepresidente della commissione Ue non ha dubbi sul raggiungimento degli obiettivi, condizione essenziale per incassare i soldi: «Nelle prossime settimane sarà pagata la sesta rata del Piano». Ma c'è un dossier su cui l'Europa dovrà misurarsi nei prossimi mesi: l'effetto Trump. Fitto spiega di non aver dubbi sul fatto che l'Europa abbia gli anticorpi per difendersi dalla politica dei dazi. Mentre Letta lancia la proposta: «L'unico modo per affrontare una delle questioni principali che Trump pone all'Europa, ovvero l'aumento delle spese per la difesa, sarà di individuare finanziamenti comuni, europei, usando per esempio il Mes, che so essere questione controversa, per finanziare la spesa militare invece di lasciarlo lì non ratificato e non utilizzato, così da non gravare sui bilanci nazionali».
Fitto apre poi il dossier Mercosur, l'accordo tra Ue e Paesi del Sudamerica, che sta animando la protesta degli agricoltori europei: «Ci sono molti elementi positivi nell'intesa Ue-Mercosur, gli agricoltori vogliono una garanzia di vera reciprocità, io ritengo che nell'intesa il tema ci sia ma andrà verificato. Sicuramente abbiamo un dibattito molto importante, il 19 febbraio la Commissione Ue su proposta mia e del commissario Handen aprirà il dibattito sulla questione dell'agricoltura».
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