Hamas verso la Turchia. "Sanzioni Usa all'Idf"

Vertici pronti a trasferirsi a Istanbul. Bibi: "Aumenteremo la pressione". L'ipotesi di punire i militari israeliani estremisti

Hamas verso la Turchia. "Sanzioni Usa all'Idf"
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Il premier israeliano Netanyahu promette di intensificare la pressione militare e politica su Hamas in un messaggio per la Pasqua ebraica, dopo che il capo politico dei terroristi palestinesi, Haniyeh, ha trattato con il presidente turco Erdogan perché i vertici di Hamas lascino l'esilio in Qatar e spostino il loro quartier generale a Istanbul, sotto il mantello del «Sultano», che vuole rendersi protagonista dei prossimi sviluppi in Medioriente. Contemporaneamente, il ministro degli Esteri israeliano Katz avverte che il grande manovratore della galassia islamista anti-Israele - l'Iran - «va fermato adesso», perché potrebbe minacciare presto anche l'Europa. Kantz chiede sanzioni contro il programma di missili balistici iraniano, che può spingersi fino a 3mila km di gittata, e contro le Guardie della rivoluzione, braccio armato della teocrazia, chiedendo che vengano dichiarate organizzazione terroristica. Il ministro posta immagini del Colosseo e della Tour Eiffel, avvertendo Usa, Francia, Italia, Germania e Regno Unito di agire, perché «la rivoluzione iraniana sta arrivando in una città vicina a voi». Il ministro degli Esteri Tajani non crede «ci sia un'ipotesi di attacco all'Occidente dall'Iran», invita a «evitare di creare il panico» e a «lavorare per la de-escalation», mentre Teheran sarebbe in contatto con gli Usa per riprendere i colloqui sul nucleare.

Le manovre geopolitiche sulla guerra a Gaza vanno ormai ben oltre il Medioriente. I vertici di Hamas accusano Israele di rifiutare di accettare Turchia e Russia come garanti di un accordo su Gaza, pur avendo lavorato sia Mosca che Ankara - dicono - «a ogni bozza presentata». Con lo spostamento degli uffici del gruppo palestinese a Istanbul, le cose potrebbero cambiare, e riservare un ruolo centrale alla Turchia. Hamas chiama anche in causa gli Stati Uniti, che hanno appena varato alla Camera un piano di aiuti da 95 miliardi per Israele, Ucraina e Taiwan, e li accusa di aver dato licenza a Israele per «continuare la brutale aggressione» a Gaza. Il capo dell'Idf, d'altra parte, ha approvato ieri i piani continuare il conflitto. La protezione civile palestinese ha comunicato la scoperta di una fossa comune con 180 corpi nell'ospedale Nasser di Khan Younis e un nuovo raid su Rafah ha ucciso 22 palestinesi, tra cui 18 bambini, mentre in Cisgiordania in 14 sono morti nell'operazione di 50 ore al campo profughi di Nur Shams e due adolescenti e una donna uccisi a Ramallah. Una procura israeliana ha anche incriminato Sabah al-Salem Haniyeh, sorella del leader di Hamas, per incitamento al terrorismo.

Nonostante le accuse di Hamas agli Usa, tra Washington e lo Stato ebraico spunta un nuovo pomo della discordia. Gli Usa stanno preparando sanzioni contro il battaglione israeliano Netzah Yehuda, schierato a Gaza e che accoglie reclute delle comunità religiose ultra-ortodosse e più estremiste, e contro altre unità militari e di polizia israeliane, accusate di gravi violazioni dei diritti umani. Sarebbero le prime sanzioni americane contro unità dell'esercito israeliano. Vieterebbero il trasferimento di aiuti militari e l'addestramento, oltre che i finanziamenti americani.

Il ministro israeliano Gantz ha chiesto di riconsiderare le misure. Netanyahu ammette di aver lavorato per evitarle, in colloqui con alti Usa, le definisce «il massimo dell'assurdità» e promette che «agirà con tutti i mezzi per fermarle».

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