Quattro italiani, volontari di Ong internazionali, uno dei quali con moglie palestinese, che nelle scorse settimane erano già localizzati presso la base Unrwa a Rafah, hanno attraversato ieri il valico e sono ora in Egitto, assistiti da personale dell'Ambasciata d'Italia al Cairo. «Sono felice di confermare che un primo gruppo di italiani che avevano intenzione di lasciare Gaza è uscito dalla Striscia» ha subito dichiarato il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani. L'operazione, resa molto complessa dalla situazione sul terreno e dalla difficoltà nelle comunicazioni (come ha spiegato la Farnesina) è stata portata a termine grazie all'azione combinata dell'Ambasciata a Tel Aviv, del Consolato Generale a Gerusalemme e dell'Ambasciata al Cairo, col coordinamento dell'Unità di Crisi e l'apporto determinante della nostra «intelligence». L'Ambasciata al Cairo, presente sul lato egiziano di Rafah, ha seguito il successivo trasferimento. Oltre agli italiani, circa 450 persone hanno lasciato Gaza ieri mattina raggiungendo l'Egitto attraverso il valico di Rafah, a seguito dell'accordo raggiunto tra autorità israeliane ed egiziane. Il gruppo è formato in larga parte da cittadini internazionali, oltre che da persone con doppia cittadinanza e da palestinesi in gravi condizioni di salute, che saranno curati negli ospedali egiziani. In serata, Antonio Tajani ha rassicurato: «Ho appena parlato con i connazionali e con il funzionario dell'ambasciata al Cairo che li sta assistendo. Stanno tutti bene. Continuiamo a lavorare adesso per gli altri italiani e congiunti che sono ancora nella Striscia. Contiamo di farli uscire con le prossime aperture, programmate da domani (oggi, ndr) e per i prossimi giorni».
«Sono provato ma sto bene. Il nostro ruolo è di stare al fianco della popolazione ma le condizioni drammatiche sul campo non ci consentono di lavorare». È quanto ha detto Jacopo Intini, uno degli italiani usciti dalla Striscia di Gaza, a Sergio Cipolla, il presidente della Ong «Ciss» di Palermo. Con Intini ha lasciato Gaza anche la moglie, Amala Khayan, anche lei operatrice dell'organizzazione.
«Ci ho parlato solo qualche istante perché la connessione non era buona» ha spiegato Cipolla «Stanno bene, la loro uscita da Gaza è coincisa col bombardamento del campo di Jabalia che per noi è una importante sede di lavoro».
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