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"Insieme per fare massa...". Muro giallorosso contro il centrodestra

5 Stelle, Pd e Leu sognano l'ammucchiata rafforzata per fare blocco contro Forza Italia e Lega. Ma il centrosinista rischia già l'implosione

"Insieme per fare massa...". Muro giallorosso contro il centrodestra

Per il Partito democratico sarà difficile digerire la convivenza con la Lega. Assai complicato anche per Liberi e uguali. Un po' meno per il Movimento 5 Stelle, che dal 2018 al 2019 ha condiviso un'esperienza di governo culminata poi con la crisi innescata da Matteo Salvini in piena estate. L'appoggio del Carroccio e di Forza Italia all'esecutivo guidato da Mario Draghi imbarazza e non poco il centrosinistra. È lampante. Lo dimostra soprattutto la minaccia delle veline del Pd, poi smentite, che avevano paventato la possibilità di un sostegno esterno qualora Matteo Salvini fosse entrato nello scacchiere dei ministri. In questi giorni però si sta delineando un obiettivo ben preciso delle forze che componevano il Conte bis: affossare il centrodestra.

È proprio questa l'intenzione tanto spinta dai giallorossi, che sognano un'ammucchiata rafforzata per fare blocco contro la Lega e il partito di Silvio Berlusconi. Vanno in questo senso le parole pronunciate da Nicola Zingaretti, intervenuto ieri durante la Direzione dem: "Il successo della formazione del governo Draghi dipende di nuovo dall'alleanza politica Pd, 5 Stelle e Leu: se tale alleanza fosse venuta meno, lo steso Draghi avrebbe sofferto politicamente". Una sorta di appello per fare muro contro la coalizione del centrodestra, puntando tutto sull'unità dei partiti giallorossi. Che in realtà si sono dimostrati compatti solo nella strategia della crisi: "O Conte o voto". Una posizione durata meno dell'operazione responsabili.

Centrosinistra spaccato?

Anche Andrea Orlando si trova sulla posizione del presidente della Regione Lazio: "Senza l'asse politico Pd-M5S-Leu non ci sarebbe il governo Draghi". Addirittura il vicesegretario del Partito democratico ha messo in guardia dal "sovranismo camuffato" che rischia di essere più insidioso "perché diventa più appetibile, in termini di saldatura, con altri pezzi di populismo". Ma non c'è solo il fattore centrodestra a spaventare i giallorossi: ora ci si è messa pure l'ombra di una scissione nel Pd.

Il sospetto è che sia già cominciata la resa dei conti per la strategia adottata da Zingaretti dall'inizio della crisi politica. "Qualcuno, prima o poi, dovrà pagare per la fallimentare strategia tenuta dal partito", sbottano dal Nazareno. Nel mirino è finito il segretario, che però non vuole sentir parlare della messa in discussione della leadership perché "sulla segreteria si voterà tra due anni". "È da marziani chiedere un congresso adesso", ha aggiunto. Non a caso, scrive Il Messaggero, da Base riformista (l'area di Lotti e Guerini) sarebbe stata già avanzata l'ipotesi di un congresso anticipato. Per il momento comunque Zingaretti si è limitato ad annunciare una iniziativa "per rendere più netta e chiara la nostra presenza in questa fase".

Il "sì" di Rousseau ha evitato momentaneamente lo psicodramma Pd, ma l'incidente è davvero dietro l'angolo.

Le imminenti elezioni Amministrative vedranno città importanti come Milano, Napoli, Torino e Roma essere chiamate al voto. E l'alleanza strutturale M5S-Pd-Leu non è affatto solida e compatta: con la spaccatura nei 5 Stelle a un passo, il quadro politico nel centronistra può implodere da un momento all'altro.

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