Londra è pronta a dire un no su tutta la linea a Huawei. Secondo le anticipazioni uscite ieri sui media britannici, dopo il primo via libera condizionato concesso alcuni mesi fa, il governo di Boris Johnson avrebbe deciso di estromettere il gigante tecnologico dalla realizzazione della sua rete 5G, a cui inizialmente avrebbe dovuto contribuire per una quota del 35 per cento. Le motivazioni riguardano alcune gravi falle nella sicurezza rivelate in un rapporto redatto dal National Cyber Security Centre, l'organismo nazionale che si occupa di tecnologia, che verrà illustrato nel dettaglio al Parlamento questo settimana.
Nella pratica la commissione ha concluso che i prodotti della compagnia cinese non sono più sicuri soprattutto dopo che gli Stati Uniti hanno impedito a Huawei, vicina al regime di Pechino, di usare la componentistica americana. Una mossa che ha cambiato definitivamente la situazione. Ai ministri competenti nelle prossime due settimane, verrà quindi chiesto di approvare un nuovo documento che vieterà l'acquisizione di qualsiasi prodotto Huawei a partire da questo Natale. Il che significa che tutta la tecnologia prodotta dall'azienda asiatica verrà estromessa dalle parte già esistente della rete 5G tra il 2026 e il 2027 e a seguire la medesima sorte toccherà ai suoi prodotti per 4 e 3G.
Il rapporto, secondo il Telegraph, si troverebbe già sulla scrivania del ministro per la Cultura Oliver Dowden pronto per essere vagliato dal Primo Ministro. Il che dimostra che ormai per il governo inglese la partita è chiusa. Del resto proseguire sulla linea inizialmente scelta sarebbe stato impossibile visti i risultati del rapporto. «Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti sono qualcosa che non si è mai visto prima - ha confidato una fonte del comitato di sicurezza governativo al Times - la compagnia cinese non può utilizzare nulla che sia proprietà intellettuale americana e quindi deve usare componentistica cinese. Questo cambia tutti i calcoli fatti in precedenza».
Il voltafaccia di Londra avviene nel bel mezzo di un braccio di ferro diplomatico tra Regno Unito e Cina, per la questione dell'ex colonia di Hong Kong, ma ha sicuramente anche un significato politico ed economico più ampio che travalica le singole posizioni interne. Da tempo infatti si era formato in Parlamento un fronte trasversale che aveva espresso seria preoccupazione se non ostilità vera e propria nei confronti dell'espansionismo cinese. A partire dagli stessi compagni di partito di Johnson.
Neppure i laburisti hanno mai visto di buon occhio il massiccio intervento di Huawei nella rete tecnologica nazionale. Tempo fa, Lisa Nandy, ministro ombra degli Esteri, aveva sottolineato che «se abbiamo dei problemi con la rete 5G è perché abbiamo perso la nostra industria nazionale senza preoccuparci di investire». La pandemia ha dimostrato che confidare troppo soltanto nei cinesi può portare al disastro. »La politica britannica è dettata dall'amministrazione Trump. Il Parlamento europeo è sostituito dalla Casa Bianca?» ha reagito Huawei attraverso Paul Harrison, responsabile media internazionali.
Fra poco quelli che si troveranno nei guai a causa della decisione governativa
saranno, paradossalmente, proprio le aziende come British Telecom e Vodafone che hanno già chiesto al Premier di concedergli fino al 2030 per estromettere Huawei dalle loro infrastrutture. Ma Boris ora fa orecchie da mercante.
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