L'ultima delle toghe di sinistra: le zone rosse limitano la libertà

"No" alle misure di sicurezza del ministro Piantedosi. E protestano pure Md e i penalisti

L'ultima delle toghe di sinistra: le zone rosse limitano la libertà
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Le «zone rosse» non piacciono alle toghe rosse. E non solo. Il nuovo anno ci ha subito regalato una nuova perla: la battaglia cromatica. Perché, al netto delle battute, quella che a detta del governo altro non era che una misura volta a tutelare la sicurezza dei cittadini in luoghi nevralgici delle città, per Magistratura Democratica, sinistra e penalisti è stato l'ennesimo provvedimento contro cui puntare il dito. Per farsi un'idea del fenomeno, basterebbe partire dai numeri. A Milano, le forze dell'ordine hanno controllato 2.079 persone, allontanando 50 soggetti nelle cinque zone rosse introdotte dal prefetto Sgaraglia; altre 93 persone sono state accompagnate per identificazione e accertamenti, di cui tre per violazione della normativa in materia di immigrazione.

Il provvedimento, che fa seguito a una direttiva voluta dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi (foto), mira a tenere lontani da alcune zone soggetti molesti, minacciosi o aggressivi e con precedenti per reati specifici. A Milano e a Napoli sarà in vigore fino al 31 marzo: il tutto per evitare spiacevoli episodi come le molestie avvenute in piazza del Duomo due anni fa ma anche per ripristinare la legalità in zone ad alto tasso di criminalità, degrado o movida. Per chi non dovesse rispettare il Daspo, sono previsti fino a tre mesi di carcere e 200 euro di multa. Imponente lo schieramento in tutta la città meneghina: 880 unità tra carabinieri, poliziotti, finanzieri e polizia locale. E la notte di San Silvestro è passata liscia, a parte qualche tensione risolta in pochi minuti tra un centinaio di ragazzi e le forze dell'ordine in zona San Siro con lanci di sassi e bottiglie e un gruppo di immigrati che sono saliti sulla statua di Vittorio Emanuele II registrando video in cui insultavano l'Italia e gli agenti.

Misure simili erano già state messe in pratica in altre città come Firenze e Bologna, dove negli ultimi tre mesi 105 persone sono state allontanate. Il provvedimento ha scatenato l'ira della Camera penale di Milano che ha parlato di «restrizione di spazi di libertà fondamentali dei cittadini» dovuta a scelte «ispirate da logiche securitarie e accompagnate da campagne emergenziali». Ancora più dura la presa di posizione di Magistratura democratica, che ha tuonato: «Si tratta di evidenti compromissioni della libertà di circolazione e della libertà personale (...) con espresso pregiudizio verso le persone migranti, in palese violazione delle riserve di legge e di giurisdizione costituzionalmente garantite a presidio delle libertà fondamentali».

Stessa linea per Sinistra Italiana che ha definito il provvedimento «inutile, discriminatorio e con profili di violazione dei principi costituzionali».

Per Maurizio Gasparri, presidente dei Senatori di Forza Italia, «Md è un problema serio per il Paese ed è sempre stata dalla parte sbagliata, dovrebbero frequentare qualche corso di recupero per imparare i principi fondamentali della legalità, della sicurezza e della democrazia».

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