All'armi! All'armi! L'Europa si mette sull'attenti e indossa la divisa. Non quella di un esercito continentale che non c'è (ma questo è un altro discorso), ma quella nazionale, perché alla fine in guerra e in amore ognuno fa per sé.
Ieri è stato Emmanuel Macron, a margine della presentazione del suo programma di ricandidato all'Eliseo ai Docks di Aubervilliers, appena a Nord di Parigi, ha suonato la carica: «La Francia - ha detto il presidente - deve potenziare il suo esercito per essere pronta a rispondere a una guerra di alta intensità che può tornare sul nostro continente».
Allons enfants. Macron, che negli ultimi tempi è attivissimo come interlocutore dei due Vladimir, il Putin e lo Zelensky (che è Volodymyr ma poco cambia), è convinto della necessità di rafforzare l'autonomia militare della Francia al cospetto delle sfide future. Per la parte che gli compete (in quanto presidente attuale e probabilmente prossimo Macron è anche capo delle forze armate e presidente del consiglio superiore della Difesa nazionale) ha promesso di issare il bilancio della Difesa fino a 50 miliardi di euro nel 2025, investendo «in tecnologie di punta» per «guadagnare flessibilità dinanzi a nuovi tipi di conflitto, spaziale, cyber», e ha promesso di raddoppiare il numero di riservisti tra i militari e un aumento di agenti e gendarmi.
Naturalmente Macron non è né così stupido né così sciovinista da ragionare solo in francese. Così parla della guerra in corso come un «elettroshock» per la Nato e come una «minaccia inedita alle nostre frontiere» che «ridà una chiarificazione strategica all'Alleanza Atlantica, riconducendola alle conflittualità delle sue origini». E se qualcuno gli fa notare che meno di tre anni fa, nel 2019, lui stesso aveva stilato una diagnosi di «morte cerebrale» per la Nato, lui fa notare di non ritenere quell'uscita una gaffe, visto che «all'epoca la situazione era diversa da quella attuale» e che non ha mai proposto «l'uscita della Francia della Nato» ma solo incoraggiato «un chiarimento strategico dell'Alleanza atlantica». Quanto allo scenario europeo Macron pensa «che si debba rifondare un ordine europeo di difesa».
Ecco, l'Europa. Detto che nessun leader ha finora indossato l'elmetto bene come Macron, ciascuno si muove come può. La Germania, il Paese più importante dell'Ue, ha però un esercito non all'altezza della sua potenza economica, pagando ancora i paletti posti al suo riarmo dai vincitori della Seconda guerra mondiale. Qualche giorno fa il cancelliere Olaf Scholz ha assicurato un riassetto delle condizioni delle forze armate promettendo un fondo di 100 milioni e l'incaricata per l'esercito del Bundestag Eva Hoegl ha già fatto la lista della spesa per il Bundeswehr: «Giubbotti antiproiettile, elmetti, radiotrasmettitori, apparecchi per la visione notturna, ma anche imbarcazioni, navi, elicotteri, caccia di successiva generazione rispetto ai Tornado». Ieri però Scholz ha allontanato l'ipotesi di una guerra globale: «La Germania dà il suo contributo e continuerà a farlo. Ma una cosa è chiara: la Nato non entrerà in questo conflitto».
E l'Italia? Mercoledì la Camera dei deputati ha approvato un odg collegato al decreto
Ucraina che impegna il governo ad aumentare gli stanziamenti per la Difesa fino al 2 per cento del Pil, come raccomandato dalla Nato. passeremmo così gradualmente dai 25 miliardi all'annoa 38. del resto, la guera è guera.
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