"Non ce lo ha ancora chiesto...". La verità sui ministri di Conte

Il ministro Patuanelli pronto al passo indietro, ma solo dopo la mossa di Conte: "Non ce lo ha mai chiesto, ma se lo facesse ci dimetteremmo all'istante"

"Non ce lo ha ancora chiesto...". La verità sui ministri di Conte

Il Movimento 5 Stelle continua a fare melina, cercando di passare per vittima di una crisi innescata per propria colpa senza però uscire allo scoperto. Il grande bluff dei grillini è fallito e ora si trovano a un bivio: continuare a sostenere il governo o sfilarsi dalla maggioranza? Nel frattempo il caos è totale e all'orizzonte non si intravede una soluzione unanime in grado di evitare defezioni significative.

Sullo sfondo resta l'ipotesi di ritirare i ministri, su cui però si è consumato l'ennesimo scontro interno. Ora Stefano Patuanelli ha aperto al passo indietro, ma solamente dopo una mossa ben precisa di Giuseppe Conte. Che proprio nella serata di ieri ha spento le voci di corridoio: "Ho già smentito di questa mia richiesta di ritiro dei ministri".

Ministri M5S verso il ritiro?

Il ministro delle Politiche agricole ha fatto sapere che l'ex presidente del Consiglio "non ha mai chiesto" ai ministri pentastellati di farsi da parte. Allo stesso tempo Patuanelli non ha escluso di fare le valigie dal suo dicastero, mettendo però in chiaro che prima serve una richiesta esplicita da parte di Giuseppe Conte: "Qualora lo chiedesse ci dimetteremmo all'istante". E non ha fatto mancare una stoccata politica verso l'ex grillino Luigi Di Maio: "Non siamo degli aspiranti Di Maio".

Questa ultima uscita di Patuanelli lascia intendere che, a prescindere da tutto, i ministri del M5S non intendono innescare una scissione per salvaguardare le poltrone nell'esecutivo. Ieri il ministro delle Politiche agricole avrebbe chiesto ai compagni pentastellati di confermare la fiducia al governo, rimarcando l'importanza di garantire l'appoggio al presidente del Consiglio Mario Draghi.

Non solo Patuanelli: a schierarsi contro la linea dura sarebbe stato anche Federico D'Incà. Stando a quanto appreso e riferito dall'Ansa, il ministro per i Rapporti con il Parlamento avrebbe preso le distanze da chi sarebbe favorevole al ritiro dei ministri. Il ragionamento è che un pugno così duro minerebbe le fondamenta del governo in maniera definitiva, facendo saltare per aria anche quel piccolo spiraglio di far rientrare la crisi e proseguire con l'esecutivo attuale.

Come scrive Domenico Di Sanzo su ilGiornale in edicola oggi, il rapporto tra Conte e i ministri 5 Stelle è ballerino: oltre a Patuanelli e D'Incà, anche Fabiana Dadone (Politiche giovanili) avrebbe più di qualche perplessità per un ipotetico abbandono. Dall'altro lato i "ribelli" spingono per staccare la spina dopo mesi di insofferenza e per i malumori arrivati dalla base.

L'incognita elezioni

Invece l'ala governista sottolinea che a quel punto si andrebbe verso le elezioni anticipate. Anche perché, fa notare Adalberto Signore su ilGiornale, il decreto di scioglimento delle Camere sarebbe già pronto per essere messo sul tavolo ufficialmente. Uno scenario del genere - sostengono i governisti - potrebbe compromettere l'equilibrio dell'Italia e le sorti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

In tal senso Luigi Di Maio è stato chiaro: il ministro degli Esteri ha messo le mani avanti, avvertendo che il ritiro dei ministri farebbe scattare in automatico il ritorno alle urne.

"Se Conte ritira i ministri dal governo Draghi di fatto si va allo scioglimento delle Camere", ha dichiarato il titolare della Farnesina. Infatti Di Maio è convinto che tale rottura manderebbe in soffitta ogni possibilità "di mandare avanti il governo".

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