Nucleare strada obbligata, ecco perché

Il caro energia può far salire le bollette delle imprese di 14 miliardi. Nessuna alternativa

Nucleare strada obbligata, ecco perché
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Il ritorno dell'Italia all'energia nucleare non è un capriccio né una boutade politica, ma una vera e propria esigenza per tutto il Paese. Secondo un'analisi condotta dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre, se nel 2025 il prezzo medio del gas si attestasse sui 50 euro al Megawattora (all'incirca le quotazioni attuali al Ttf di Amsterdam), il sistema produttivo italiano potrebbe dover fronteggiare un aggravio di costi pari a 14 miliardi di euro rispetto all'anno precedente. A questi numeri si aggiunge un dato ancora più preoccupante: le bollette di energia elettrica e gas sono destinate a crescere di 13,7 miliardi di euro rispetto al 2024, raggiungendo complessivamente gli 85,2 miliardi di euro (di questi 65,3 miliardi per l'elettricità e 19,9 miliardi per il gas). Una precisazione necessaria giacché il dibattito pubblico si concentra più sull'eventuale imposizione di dazi sull'Italia da parte dell'amministrazione Trump che su questa emergenza. Anche se l'export verso gli Usa vale 67 miliardi, la questione interessa 44mila imprese. L'energia, invece, riguarda tutti: produttori e consumatori.

Ecco perché Confindustria ha lanciato da settimane un allarme esplicito: il costo dell'energia, già superiore del 30% rispetto alla Germania e dell'80% rispetto alla Spagna, sta penalizzando gravemente il sistema produttivo italiano. La situazione rischia di peggiorare ulteriormente con la fine dell'accordo di transito del gas attraverso l'Ucraina e il calo delle riserve europee, già al di sotto della media degli ultimi cinque anni. Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria per l'energia, ha sottolineato che l'impatto su imprese e famiglie è stimato in oltre 10 miliardi. Un dato «preoccupante» che «rischia di mettere a repentaglio tutto il potere d'acquisto» ottenuto anche grazie «ai provvedimenti del governo». Insomma, servono soluzioni immediate e strutturali.

È sufficiente ricordare le statistiche del 2024 per comprendere come il problema sia veramente grave. Il prezzo medio dell'energia elettrica in Italia è stato di 109 euro/Megawattora, quasi il doppio rispetto alla Francia (58,02 euro) e significativamente superiore anche rispetto alla Germania (78,5 euro) e alla Spagna (63,04 euro). Questa disparità è insostenibile, soprattutto per le imprese del Nord Italia, che sopportano il 64% dell'incremento totale dei costi energetici. In regioni come Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, le bollette elettriche e del gas, ha evidenziato la Cgia di Mestre, sono aumentate rispettivamente di 2,3 miliardi, un miliardo e 986 milioni di euro. Le imprese manifatturiere rischiano di perdere terreno rispetto ai competitor stranieri, soprattutto in settori come il tessile, la meccanica e l'agroalimentare.

Il governo Meloni non è rimasto con le mani in mano e a breve porterà in Consiglio dei ministri un ddl delega per il rilancio del nucleare, con un focus sugli small modular reactors (Smr), reattori di piccola taglia che costano meno e si installano più velocemente. La scelta è sostenuta con convinzione da Confindustria. Il presidente Emanuele Orsini sabato a Milano ha ribadito che non c'è tempo da perdere. «Ci candidiamo a mettere gli smr nelle nostre aziende, se avete problemi con i sindaci: noi facciamo comunità energetica, perché per noi l'energia è fondamentale per tenere in piedi le aziende», ha detto rivolgendosi al ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto. Insomma, se i professionisti del no cercheranno anche questa volta di mettere i bastoni fra le ruote a una politica energetica che si può definire «di sopravvivenza», i reattori verranno installati in siti privati, quelli delle aziende. Alla tecnologia si lavorerà con la partnership fra le imprese a partecipazione pubblica come Enel, Leonardo e Ansaldo Nucleare. «Con le tecnologie che abbiamo oggi, l'unica alternativa che noi abbiamo è il nucleare, faccio fatica a trovare delle soluzioni alternative», ha rilevato il presidente Enel, Paolo Scaroni.

Il ddl delega farà ripartire il solito fuoco di sbarramento degli eco-talebani.

A loro si potrà rispondere con una parola: stagflazione. Se i prezzi energetici continueranno a salire e la crescita resterà asfittica, soffriremo tutti una situazione in cui il costo della vita sale, i tassi pure e tutti diventano più poveri.

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