Spento dal 2009. Il sistema che avrebbe dovuto monitorare la presenza di armi passate in «eredità» a figli e parenti di poliziotti, guardie giurate, militari, cacciatori, collezionisti non funziona. In assenza di denuncia e consegna da parte dei familiari delle armi detenute in casa nessuno interviene. Ecco perché Andrea Pignani, il 35enne ingegnere informatico che domenica con la pistola del padre defunto, una Beretta modello 81 calibro 7,65, ha ucciso ad Ardea due bambini e un 74enne per poi togliersi la vita, andava in giro armato. «Io ai domiciliari, quel pazzo per strada con una pistola in mano» urla di rabbia il papà di David e Daniel, 5 e 11 anni ancora da compiere, Domenico Fusinato, quando portano via i corpi crivellati.
A puntare il dito su un sottobosco di armi, su un arsenale «sotterraneo» lasciato in balìa di pazzi e criminali, è ancora Vincenzo Del Vicario, segretario nazionale del Savip, il Sindacato autonomo di vigilanza privata, che spiega come nasce il progetto Space, promosso dal ministero dell'Interno, finanziato dalla Comunità Europea e inspiegabilmente accantonato. «Nasce nel 2000 inizialmente destinato solo al Mezzogiorno - dice Del Vicario - Un portale in grado di gestire licenze, autorizzazioni, visualizzando in tempo reale il quadro di tutta la movimentazione di armi ed esplosivi. Si sarebbe dovuto interfacciare con l'Inps e le autorità sanitarie, in maniera tale che se il possessore di un'arma muore, immediatamente le autorità di polizia intervengono». Nonostante tre milioni di euro spesi per il progetto, Space è morto e sepolto.
Imbarazzo anche al Viminale. «Attualmente la tracciabilità è garantita attraverso il Ced - dice il ministro dell'Interno Lucia Lamorgese -, ma è in via di conclusione un regolamento che disciplina il sistema informatico di questi dati. È stato un testo condiviso già con le altre forze di polizia, è stato anche portato alla condivisione con le associazioni del relativo comparto. C'è stato un po' di tempo, è verissimo, speriamo che nel giro di pochissimo questo regolamento che doveva essere adottato da fine 2018 veda la luce».
E così l'ex guardia giurata Stefano Pignani, passato nel 1986 alle Poste Italiane con la qualifica di portalettere, resta in possesso, regolarmente, della sua Beretta d'ordinanza. Ma quando, alla fine dell'anno passato, l'uomo muore, nessuno si pone il problema di quella pistola semiautomatica rimasta in casa di un soggetto, il figlio, che era stato già ricoverato per problemi psichiatrici. È l'11 maggio 2020 quando in viale di Colle Romito 238 arriva una pattuglia dei carabinieri. Il giovane ce l'ha con i genitori, in particolare con la madre. Spacca tutto quello che trova Andrea, che su Fb si fa chiamare Mister Hyde. La sorella chiama il 112. Lo fermano i sanitari arrivati con i carabinieri. Lo bloccano, lo sedano e lo portano al Noc, il Nuovo Ospedale dei Castelli ad Ariccia. La diagnosi: «Stato di agitazione psicomotoria», codice azzurro. Il paziente viene sottoposto a consulenza psichiatrica. «Veniva dimesso la mattina dopo - chiariscono i carabinieri del comando provinciale di Roma con una nota - con diagnosi di stato di agitazione - paziente urgente differibile che necessita di trattamento non immediato. Si affida al padre».
Il giovane torna a casa ma non si sottopone a nessuna cura. Lo lascia la fidanzata, una ragazza straniera, a novembre muore il padre.
Qualcosa, a questo punto, scatta nella sua psiche già compromessa. «Siamo venuti ad abitare a Colle Romito due anni fa da Roma, dalla Cecchignola» racconta Frida Rossetti, la madre. L'ennesimo cambiamento che, evidentemente, turba ancora di più l'assassino.
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