«Non credo che queste azioni siano utili al Paese. Sarei felice di sentirli affrontare il problema discutendo di contenuti scientifici e non di slogan prefabbricati a buon prezzo al mercato delle banalità». Alberto Prestininzi, professore di previsione, prevenzione e controllo dei rischi geologici dell'università La Sapienza di Roma, che nel corso di una puntata di Piazza Pulita era stato contestato dall'attivista Chloe Bertini, commenta così l'azione di eco-vandalismo compiuta dai ragazzi di Ultima Generazione a Fontana di Trevi.
Cosa pensa di questi ragazzi?
«Questi giovani sono, in parte, il prodotto dei talk show. Se questi importanti temi, caratterizzati da un forte connotato scientifico, fossero affrontati nei luoghi deputati al confronto accademico probabilmente questi ragazzi sarebbero costretti a studiare e, quasi certamente, potrebbero dare un contributo vero alla soluzione di questi problemi. Questi ragazzi che vengono invitati nei talk show e, per la maggior parte, sono in buona fede. Per questo ritengono che la soluzione sia quella di partecipare a questi spettacoli dove il contenuto tecnico è inesistente. Per aumentare la loro visibilità fanno queste manifestazioni, forse mal consigliati da cattivi maestri. Di certo con queste attività non forniscono alcun contributo al Paese e non fanno fare bella figura ai giovani. Le attività giovanili da additare come esempio sono, a mio avviso, quelle di quei volontari che abbiamo visto in questi giorni in Emilia-Romagna. Ai miei tempi, molti di noi, hanno partecipato al dopo alluvione di Firenze, una lezione di vita formidabile».
Cos'è successo in Emilia-Romagna?
«È successo ciò che succede dal 1900, da quando si possono registrare dati pluviometrici. Secondo questi dati, in Italia cadono mediamente 282 miliardi di metri cubi d'acqua all'anno e siamo uno dei Paesi più piovosi d'Europa. Questa pioggia, però, non è distribuita uniformemente nei dodici mesi dell'anno, come succede in Gran Bretagna. Questo tipo di comportamento, interagendo con le naturali condizioni geologiche, ha creato in molti millenni un reticolo idrografico fatto da corsi d'acqua molto brevi, con alveo molto acclive che, dall'Appennino, porta l'acqua al mare percorrendo poche decine di chilometri con una velocità elevata. L'alveo di questi corsi d'acqua è molto ampio, soprattutto nei pressi delle fasce costiere meno acclive che spesso, nei periodi di piena, danno luogo ad esondazioni. Col tempo, la necessità di reperire spazi da destinare all'espansione urbana questa porzione di alveo è stata oggetto di intensa urbanizzazione con creazione di argini, riducendo le sezioni naturali idrauliche. Se questi interventi sono realizzati non rispettando le dinamiche dei sistemi morfo-idraulici, l'arrivo delle piene non trova condizioni di equilibrio, le portate superano, o rompono, gli argini artificiali e si riversano nelle aree urbanizzate circostanti che, un tempo, rappresentavano il loro letto.
Oggi, quasi sempre le fasce urbanizzate esterne si trovano a quote inferiori, rispetto alle quote di scorrimento dell'acqua, disperdendosi con facilità nelle strade e invadendo abitazioni, soprattutto quelle semi-interrate».
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