La storia del giudice saggio che fa vincere l'amore sul sangue

Padre putativo ottiene l'adozione

La storia del giudice saggio che fa vincere l'amore sul sangue
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Tra i troppi magistrati vergognosamente politicizzati o conniventi con la stampa, ce n'è qualcuno che, finalmente, ti fa respirare l'aria fresca e inebriante della giustizia. Rivediamo così la dea bendata che sostiene la bilancia in una mano e la spada nell'altra, dopo che ci siamo ormai abituati a vedere quella «dea» come una prostituta che volge lo sguardo da una sola parte, mentre dall'altra impugna una spada che muove disordinatamente. Uno di questi giudici, bravo, accorto e rispettoso del diritto di noi tutti alla giustizia, è il dott. Giuseppe Spadaro, Presidente del tribunale per i minori di Trento. Gli era stata sottoposta l'istanza di adozione da parte di un padre intenzionale, cioè non biologico ma d'amore, al quale poi il Presidente ha permesso di adottare il figlio della moglie separata. Per capire, bisogna dire che, nel nostro ordinamento, l'adozione può essere piena e legittimante oppure «in casi particolari».

Nella prima, il minore deve prima essere stato dichiarato in stato di abbandono e gli effetti dell'adozione sono totalmente parificati alla genitorialità biologica, mentre il legame tra quel minore e la famiglia d'origine si interrompe del tutto. Nella seconda, invece, permane per il figlio il legame con la famiglia biologica e la legge individua le seguenti particolari ipotesi di adozione: a) da persone unite al minore da vincolo di parentela fino al sesto grado, o da preesistente rapporto stabile e duraturo se il minore sia orfano di padre e di madre; b) dal coniuge nell'ipotesi nella quale sia figlio solo dell'altro coniuge; c) se il minore si trovi in condizione di disabilità e sia orfano di padre e di madre; d) se non vi sia possibilità di affidamento preadottivo e non è stato dichiarato lo stato di abbandono. In casi analoghi a quello in esame, la giurisprudenza si era limitata a pronunciare l'adozione «in casi particolari», relegandola alla generica ipotesi prevista quando il minore non possa essere dichiarato in stato di abbandono (art. 44 lett. d, L. 4 maggio 1983, n. 184).

Il Presidente dott. Spadaro, invece, non ha disposto l'adozione secondo la lettera d) dell'art. 44 (come avviene quando non può essere dichiarato lo stato di abbandono), bensì secondo la lett. b) dell'art. 44 (quando il genitore del figlio da adottare non sia separato).

Il Presidente ha preferito, così onorando la giustizia, valorizzare il forte e pregnante legame affettivo e familiare che si era creato tra l'adottante e il minore; e così ha disposto l'adozione del figlio del coniuge, anche se separato. Questo perché la separazione, a differenza del divorzio, fa permanere gli effetti del matrimonio. Quindi, la madre biologica del minore e il genitore intenzionale sono stati «considerati tuttora coniugi dall'ordinamento». Ma la motivazione si spinge ancora oltre. Esaltando al massimo il superiore interesse del minore e l'importanza per il minore del mantenimento della continuità affettiva con il padre intenzionale, il Presidente ha posto a fondamento della propria decisione il legame d'amore che lega il padre al figlio, allo stesso modo che con la madre. Così tutelando il minore anche in sede del futuro divorzio, poiché risultando figlio di entrambi (tra figlio biologico e adottivo non c'è differenza) sarà possibile regolamentare la frequentazione nell'interesse di tutti. Questo diritto non vi sarebbe stato con il solo riconoscimento dell'adozione in casi particolari (art. 44 lett. d). La giustizia c'è ed è stata rispettata dal Presidente perché è stato riconosciuto che il padre adottivo era stata la figura di riferimento per il minore, fin dalla nascita. Un padre non biologico davvero speciale che aveva mantenuto da sempre rapporti con la scuola, con i medici e con chiunque il figlio fosse stato in relazione.

La giustizia è stata nell'apprezzare l'amore come presupposto fondamentale della responsabilità genitoriale. Ecco, quindi, il risultato di una giustizia non frettolosa, né ignorante, né pigra, ma una giustizia che onora il fatto specifico, la responsabilità genitoriale e la responsabilità del magistrato di approfondire e valorizzare gli argomenti.

In una parola, il diritto di tutte le persone. Solo così abbiamo la garanzia che venga rispettato il diritto di tutti i cittadini di questo Stato.

Se così sempre fosse, avremmo la sensazione rassicurante di trovarci in uno Stato civile. Per ora non è sempre così

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