Oltre tre miliardi di euro per il taglio del cuneo fiscale, a sostegno delle buste paga per i redditi medio bassi. Il governo ha messo nero su bianco nel Documento di economia e finanza il nuovo intervento, dopo quello già fatto con la legge di bilancio di novembre scorso, per coprire il periodo che va da maggio-dicembre. Il decreto ad hoc potrebbe arrivare entro la fine del mese.
I sindacati attaccano, con Maurizio Landini che giudica «insufficiente» la cifra di 3 miliardi, ma il viceministro dell'Economia Maurizio Leo rivendica che il governo si è concentrato a mettere «le risorse al servizio del taglio del cuneo fiscale» ed è stato «attento a non sforare i conti pubblici». Una strada stretta che richiede un approccio «cauto» e «prudente», tenuto e rivendicato dal ministro Giorgetti nel redigere il Def che è anche la cornice entro cui si delineerà la prossima manovra finanziaria. L'obiettivo è dimostrare serietà ai mercati e a Bruxelles, dove si incrociano la sfida del Pnrr e la nuova partita sulla riforma del patto di Stabilità, con l'Italia osservata speciale su entrambi i fronti e l'alto debito pubblico. Il trend del debito è in calo secondo la fotografia del Fondo monetario internazionale, che per l'Italia prevede una parabola dal 144,7% del 2022 al 140% del 2024, fino al 138,5% l'anno seguente. Previsioni migliori di quelle contenute nello stesso Def dove il debito è atteso al 140,4% nel 2026. E dalla Commissione Ue, dove formalmente il documento non è ancora arrivato, ci sono le parole positive di Paolo Gentiloni: «Non abbiamo ricevuto formalmente documenti, quindi non possiamo dare valutazioni formali. Ma una valutazione di massima, leggendo i giornali, è una valutazione di impostazione realistica e prudente. Entreremo un po' più nel merito quando lo riceveremo».
L'intervento sul cuneo fiscale segue quello dell'ultima legge di bilancio, con cui il governo aveva già stanziato 4,6 miliardi per un taglio di 2 punti ai redditi fino a 35mila euro e un ulteriore punto per quelli fino a 25mila. Per il nuovo taglio da 3 miliardi, che secondo stime potrebbe tradursi sulle buste paga dei lavoratori in circa 25-30 euro in più al mese, l'esecutivo sta preparando un altro decreto che potrebbe arrivare già entro la fine del mese.
E ieri la Camera ha definitivamente approvato la proposta di legge sull'equo compenso delle prestazioni professionali con 243 voti favorevoli e nessuno contrario - 59 gli astenuti, come annunciato dal gruppo Pd. Prevede per le imprese bancarie e assicurative (e loro controllate e mandatarie) e per le aziende con più di 50 dipendenti, o con un fatturato di oltre 10 milioni, di versare al professionista a cui affidano incarichi un compenso «proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro» e «conforme ai parametri ministeriali» per la determinazione delle remunerazioni. La norma introduce la possibilità di tutelare i diritti individuali dei professionisti attraverso l'azione di classe, e verrà istituito al ministero della Giustizia un Osservatorio nazionale. «Una norma che ha l'intento di riconoscere e tutelare la qualità e la quantità del lavoro svolto dai liberi professionisti nei confronti dei cosiddetti contraenti forti - scrive la premier Giorgia Meloni sui social - Una legge attesa da anni che ho voluto riproporre a inizio legislatura e di cui sono orgogliosamente prima firmataria insieme al collega Morrone.
Ringrazio tutti i deputati e i senatori per questo importante traguardo raggiunto volto a restituire dignità e giustizia a tanti professionisti a cui per troppo tempo sono state imposte condizioni economicamente inique».
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