I punti chiave
La Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (Covip) segnala che il 2022 è stato un anno notevolmente sfavorevole per i mercati finanziari. L'indice delle obbligazioni governative dell'area euro è sceso del 10%, mentre i listini azionari mondiali hanno registrato un calo del 12,3%. Di conseguenza, quasi tutte le forme di previdenza integrativa hanno subito una diminuzione nel corso del 2022. Ci sono però delle buone notizie per i Piani Individuali Pensionistici, più comunemente chiamati fondi pensione anche in vista della Manovra 2024, che ha apportato modifiche sia in ambito pensionistico che in quello lavorativo, ecco perché.
I numeri
Le perdite a livello europeo mediamente oscillano tra il -5,2% nei comparti obbligazionari dei Piani Individuali Pensionistici (PIP) e il -13,2% nei comparti azionari dei PIP. Per quanto riguarda le performance medie, le differenze tra i tre principali strumenti sono contenute: i fondi negoziali hanno registrato una diminuzione del -9,8%, mentre i Piani Individuali Pensionistici del -11,5%. Inoltre ci sono notevoli differenze tra categorie di lavoratori: nel caso dei fondi negoziali, frequentati principalmente da dipendenti di settori specifici, oltre la metà degli iscritti (53%) ha optato per una strategia di investimento bilanciata. Le garanzie sono state scelte dal 26% dei partecipanti, le obbligazioni da meno del 20% (17%), mentre solo il 4% ha preferito un approccio azionario. Quest'ultimo dato suggerisce che molti giovani potrebbero non essere disposti a prendere un grado di rischio adeguato alle loro esigenze finanziarie a lungo termine. Tuttavia, è importante considerare che la precarietà occupazionale potrebbe spingere alcune persone a preferire strategie conservative.
Pensione complementare
Tuttavia, c'è un'eccezione su base annua rappresentata dai Piani Individuali Pensionistici, che la Covip definisce come "gestioni separate". Questi investimenti del "Ramo I," tipici del settore assicurativo, offrono rendimenti modesti ma stabili. Nel 2022, hanno dimostrato una notevole resistenza in un anno finanziario particolarmente difficile. È importante ricordare che gli investimenti previdenziali non dovrebbero essere valutati su periodi brevi come un anno o persino tre o cinque anni. Dovrebbero essere valutati considerando orizzonti temporali più lunghi, che sono tipici della pianificazione pensionistica. In merito alle novità pensionistiche in Manovra 2024 potete leggere il nostro articolo dedicato.
I rendimenti
Ogni risparmiatore ha una storia finanziaria personale, quindi i rendimenti possono variare notevolmente. Secondo alcuni calcoli del sito del Corriere della Sera, nel quinquennio 2018-2022, la media dei rendimenti netti annuali delle linee azionarie di tutte le forme di previdenza integrativa è stata di circa il 2%, il che ha contribuito a mitigare l'impatto negativo del 2022. Dal 2013 al 2022 tutte le linee di investimento hanno registrato rendimenti annuali positivi, con una variazione che va dal -0,2% nei comparti obbligazionari dei Piani Individuali Pensionistici (l'unica categoria negativa) al 4,9% nei comparti azionari dei fondi aperti.
La media complessiva per tutte le linee di investimento varia tra il 2,2% dei fondi negoziali e il 2,9% dei Piani Individuali Pensionistici. Nonostante le difficoltà del 2022, l'ordine di rischio-rendimento è rispettato. Le linee azionarie hanno mediamente reso di più ogni anno (dal 4,7% al 4,9%) rispetto a quelle bilanciate (dal 1,7% al 2,9%), che a loro volta hanno superato quelle obbligazionarie (dal -0,2% al 2,4%).
Gli investimenti
La Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione fornisce dati sulle abitudini di investimento degli italiani nei fondi pensione. In generale, nei fondi negoziali, più della metà degli aderenti (53%) ha optato per una linea bilanciata, mentre circa un quarto (26%) ha scelto linee garantite. Solo il 4% ha scelto una linea azionaria, il che suggerisce che molti giovani potrebbero non investire adeguatamente in considerazione del proprio orizzonte temporale. Complessivamente a livello di investimenti i fondi aperti mostrano un maggiore equilibrio, con il 52% degli iscritti che ha scelto strategie bilanciate, mentre poco più del 20% (22%) ha optato per strategie azionarie. Seguono le strategie garantite al 14% e quelle obbligazionarie al 12%.
Nel caso dei Pip, ben il 66% dei lavoratori ha preferito una gestione separata, forse attratti da rendimenti "modesti ma costanti", forse influenzati dai propri consulenti previdenziali. L'18% ha optato per strategie bilanciate, mentre il 9% e il 7% hanno scelto rispettivamente strategie azionarie e obbligazionarie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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