Roma - Non lo dice espressamente ma dal suo intervento alla Procura Day è chiarissimo: il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, è pronto ad annunciare lo sciopero delle toghe contro il decreto legge del governo mirato a coprire le numerosissime vacanze di posti nelle procure italiane, soprattutto in quelle disagiate. Immediata la replica del ministro della Giustizia, Angelino Alfano,che accusa le toghe di "chiusura corporativa".
L'attacco di Palamara Sostanzialmente, Palamara parla di "estreme misure di mobilitazione" e chiede a chiare lettere la sospensione temporale della norma che impedisce agli uditori giudiziari di svolgere incarichi monocratici nelle procure. A seguire, l’Anm propone e sostiene fortemente, di concerto, anche, con il Csm, la necessità di rivedere le circoscrizioni giudiziarie. Per quanto riguarda il decreto del governo, invece, lunedì il Csm ha espresso un parere fortemente critico mentre oggi Palamara ne ha sottolineato altre numerose lacune. Dai alla mano, il presidente dell’Anm ha fatto notare che nel 2007 i posti vacanti in Procura erano 68 in tutta Italia. Oggi sono oltre 240. "E' una situazione - ha concluso - insostenibile".
La soluzione dell'Anm Parlando dal palco della Corte di Cassazione, Palamara ha sottolineato che "nell’immediato, l’unica soluzione ragionevole ai numerosi magistrati mancanti nelle procure è quella di una deroga temporanea e limitata al divieto di destinare i magistrati di prima nomina alle funzioni requirenti e giudicanti. In quest’ottica - insiste il presidente dell’Anm - noi per primi daremo il nostro contributo per risolvere le problematiche, favorendo un ampio ricorso alle applicazioni extradistrettuali in attesa che i nuovi magistrati siano destinati alle loro sedi. In prospettiva - aggiunge Palamara - l’unica soluzione stabile ed efficace è quella di una completa e organica revisione della distribuzione degli uffici sul territorio, secondo le indicazioni più volte fornite dall’Anm".
La replica di Alfano "Dispiace che l’Anm ironizzi e affigga vignette su un provvedimento del Governo, invece di contribuire a risolvere il problema e cioè coprire immediatamente le sedi disagiate che, in realtà, disagiate non sono, ma solo sgradite ai magistrati", ha spiegato il ministro Alfano. Il Guardasigilli si è, infatti, detto "fortemente preoccupato per l’incomprensibile e miope arroccamento dell’Anm contro un decreto legge che offre al Paese una ragionevole e definitiva soluzione". In particolare, rileva il ministro, "il governo Berlusconi, che ha ereditato dal governo di sinistra il decreto legislativo che impedisce agli uditori giudiziari di svolgere funzioni requirenti e monocratiche, è intervenuto in materia con due importanti provvedimenti: il decreto legge del dicembre 2008 che introduce incentivi economici e di carriera per coloro i quali intendono trasferirsi volontariamente nelle cosiddette sedi disagiate, e il recente decreto legge del dicembre 2009 che istituisce il meccanismo del trasferimento d’ufficio, in via transitoria, fino al 2014".
La chiusura corporativa "Considero inaccettabile - prosegue - questa chiusura corporativa e di retroguardia assunta dal sindacato delle toghe, finalizzata esclusivamente a difendere privilegi di casta. Il messaggio è chiaro: si esige, si pretende, minacciando anche estreme misure di mobilitazione, che si sospendano ben tre leggi dello Stato già in vigore. Occorre, quindi - aggiunge - che i cittadini sappiano che tutto ciò accade solamente per impedire che qualche decina di magistrati (insensibili ai garbati appelli che ho loro rivolto in questi mesi) possa essere scomodata, per un periodo limitato di tempo, per prestare la propria opera lì dove vi è maggiore bisogno di capacità e di esperienza". "L’Assemblea dell’Anm dimentica, infatti - conclude il Guardasigilli - che i magistrati, per dettato costituzionale, sono soggetti alla legge e che, oggi, è legge anche la disciplina sul trasferimento d’ufficio. Sarebbe gravissimo solo ipotizzare uno sciopero che, in quest’ottica, rappresenterebbe un’inammissibile protesta contro tre leggi dello Stato; protesta, tra l’altro, promossa e indetta proprio da coloro che, in qualità del loro ruolo, dovrebbero ergersi a custodi delle stesse.
Agendo in questo modo, appare, invece, che l’unica strada concepita sia quella di una gravissima forma di nonnismo giudiziario e poco importa se a decidere sulla libertà dei cittadini saranno i vincitori di concorso di prima nomina, sui quali il Csm non ha espresso neanche la prima valutazione di professionalità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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