Canada, pedofilo cambia sesso con un'autocertificazione e nel carcere femminile violenta due donne

L’uomo che si dichiara transgender avrebbe fatto vivere le due recluse in “un clima di paura”. Ora è stato trasferito in un reparto di massima sicurezza

Canada, pedofilo cambia sesso con un'autocertificazione e nel carcere femminile violenta due donne
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Bufera in Canada per il caso di Frederick Radcliffe, ora Carissa Marie Radcliffe. Condannato per una serie di accuse di pedofilia e abusi sessuali, l’uomo ha cambiato sesso con un’autocertificazione – come previsto dalla legge canadese – e dopo il trasferimento nel carcere femminile Grand Valley Institution for Women (GVI), in Ontario, avrebbe violentato due donne, che hanno presentato denunce ufficiali al Correctional Service of Canada.

Secondo quanto reso noto da Reduxx, l’uomo transgender deve scontare una “pena indeterminata” per reati sessuali, tra cui lo stupro di una ragazzina di 13 anni. Trasferito nella prigione femminile, concepita in stile campus universitario con edifici e case in cui le recluse vivono insieme, Radcliffe avrebbe stuprato due compagne di cella. Formalizzate le denunce, il pedofilo è stato trasferito in un reparto di massima sicurezza in attesa degli sviluppi delle indagini.

L’uomo è noto alle forze dell’ordine per una lunga serie di reati, con reati non violenti come furti e rapine ma soprattutto con numerose condanne per stupro di ragazzine adolescenti. Nel 2010 è stato dichiarato “dangerous offender”, designazione che richiede che rimanga incarcerato fino a quando la commissione per la libertà vigilata non dichiari che non è più un rischio per la collettività. Nel 2017 Radcliffe ha presentato ricorso contro questa condanna, ma è stato respinto. In quella fase ha iniziato a identificarsi come “transgender”, cambiando nome e pronomi. Interpellato da Redux, l’avvocato delle detenute Heather Mason ha rivelato che la compagna di stanza della presunta vittima era stata testimone diretta dell'abuso sessuale di Radcliffe.

Prima della violenza sessuale, una delle vittime ha raccontato al suo difensore che il comportamento di Radcliffe sarebbe stato “predatorio”, tanto da far vivere tutte “in un clima di paura” tra commenti a sfondo sessuale e velate minacce. La testimone del caso è stata anche lei vittima di un detenuto trans – Steven “Sam” Mehlenbacher – nel 2020. Anche quest’ultimo era detenuto in una prigione femminile.

Le autorità hanno interrogato le altre recluse ed emergono racconti piuttosto controversi. Secondo alcune donne, infatti, Radcliffe in più di un’occasione avrebbe indossato solo una maglietta mentre girava per l’unità abitativa, mostrando l’organo sessuale.

Drammatico il racconto della seconda presunta vittima: sarebbe stata spinta contro il muro in un’area vicino al bagno della biblioteca e costretta a un contatto sessuale indesiderato. Ora toccherà agli investigatori fare chiarezza, ma il dibattito sulla presenza di detenuti trans nelle prigioni femminili è più rovente che mai.

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