Nella prima versione era un Temporale di giugno, ora è una Tempesta in giugno (Adelphi, pagg. 340, euro 20). Perché, col passare del tempo e di fronte alle rovine della Storia che avanzavano in terra di Francia, fra il 1941 e il 1942, dal suo rifugio di Issy-l'Évêque Iréne Nèmirovsky aveva modificato la prima parte di quello che sarebbe diventato il suo capolavoro, benché incompiuto, la sua Suite francese (Adelphi, 2005) che racconta la fuga dei parigini dalla capitale assediata dai tedeschi e, poi, nella seconda parte (Dolce) la nuova vita sotto l'occupazione, compresa una passione proibita fra una giovane vedova francese e un ufficiale tedesco. Ma, appunto, Nèmirovsky non era una spettatrice esterna agli eventi: lei stessa aveva vissuto l'esperienza della fuga, più volte, già con la famiglia d'origine da Kiev (dove era nata, nel 1903) ai tempi della Rivoluzione d'ottobre, passando per la Finlandia e la Svezia e approdando, infine, a Parigi; poi, con le figlie e il marito da Parigi a quel villaggio della Saône-et-Loire dove, nonostante la conversione al cattolicesimo e i tentativi con l'editore, arrivarono comunque ad arrestarla nel luglio del '42 per deportarla ad Auschwitz (dove morì subito di tifo, in agosto), in quanto ebrea. Proprio lei, che era stata accusata di antisemitismo, perché la sua ironia non risparmiava nessuno.
Quando scrive le prime due parti di Suite francese (le successive tre restano un sogno), Iréne Nèmirovsky è già costretta a portare la stella gialla. Ogni giorno cerca un posticino disperso nella campagna, dove comporre la sua sinfonia: perché è nella perfezione della letteratura, la sua, che riescono a diventare un'armonia anche la confusione, il terrore, le meschinità, il coraggio, l'ipocrisia, la dignità, la vanità, la gentilezza e poi il sangue, le bombe, le colonne di profughi, i ladruncoli, i soldati feriti, le puttane, i vecchi avidi e quelli nuovi, i furfanti, i traditori, gli eroi...
Parigi cade in mano ai tedeschi, e i suoi abitanti scappano. In massa, a piedi, in automobile, ricchi e poveri, nobili d'animo e abbietti. È questa fuga che, da temporale di prima estate, nei primi anni di guerra, sotto gli occhi e la penna di questa scrittrice straordinaria, diventa una Tempesta in giugno: quella che ora Adelphi, editore italiano di Nèmirosvky, pubblica in un volume a sé stante, con testi inediti e la nuova traduzione di Teresa Lussone (che lo ha curato insieme a Olivier Philipponnat) che rivede e integra quella originale di Laura Frausin Guarino.
Anche questa seconda versione, come Suite francese (pubblicato per la prima volta nel 2004 dopo la scoperta e la «decifrazione» dei manoscritti da parte della figlia dell'autrice), ha una sua storia da romanzo: è infatti un dattiloscritto scoperto per caso, con le annotazioni delle differenze rispetto a Temporale di giugno. Probabilmente a batterlo a macchina era stato il marito di Iréne, Michel Epstein, in un ultimo atto d'amore.
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