Mentre l’esercito arabo siriano fedele al presidente Bashar al-Assad festeggia la liberazione di Aleppo, incasellando una vittoria di portata storica, con la popolazione scesa per le strade a celebrare la capitolazione dei ribelli, la guerra in Siria prosegue anche su un altro piano: quello mediatico
A poco più di un mese di distanza dalla decapitazione di Mahmoud, un povero bimbo palestinese decapitato dai ribelli di Harakat Nour al-Din al-Zenki (gruppo sostenuto da Turchia e Stati Uniti), ecco che arriva un’altra tragica notizia dal fronte siriano
C’è un antico proverbio arabo che recita: “Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani credendo di aver vinto. Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani”. Era stato rispolverato dopo la barbara uccisione da parte dei ribelli libici (sostenuti dall’Occidente) di Mu’ammar Gheddafi. Spopola ancora in rete un video in cui la candidata democratica alla presidenza americana Hillary Clinton, commentando l’uccisione del Raìs, afferma: “Siamo venuti, abbiamo visto…è morto”. E giù risate.
Ogni giorno gli abitanti della parte ovest dei Aleppo sono bersagliati da razzi e colpi di mortaio lanciati da quelli che l’Occidente chiama “ribelli moderati”.
È una di quelle notizie che bisogna prendere con le pinze. L’uomo che ha decapitato il bambino palestinese sarebbe stato ucciso dai soldati di Bashar Al Assad. La notizia proviene da una fonte siriana vicina al governo, che ha deciso di condividere sui social l’immagine del terrorista ucciso
I ribelli siriani si mostrano sempre più terroristi e sempre meno “moderati”. Nelle ultime ore ha fatto grande scalpore un filmato parecchio truce in cui si vede un bambino – avrà al massimo 11 anni – preso dai ribelli e accusato di essere una spia di Liwaa Al Quds, una brigata palestinese che sostiene il presidente siriano Bashar Al Assad
La guerra è una cosa sporca che sa di cadaveri di innocenti. I media, troppo spesso, la raccontano con toni enfatici, soprattutto se ci sono dietro interessi politici.Un esempio lampante è il conflitto siriano, l’unico in cui ci sono dei buoni – i ribelli – che combattono contro un dittatore – Bashar Al Assad. Una visione manichea della guerra e della storia che fa comodo a chi vorrebbe eliminare la Siria dalla cartina geografica. Perché i crimini in Siria sono stati fatti sia da una parte che dall’altra. Tanto dai ribelli quanto dal regime
Si tratterebbe della prima intercettazione avvenuta in Siria, dopo numerosi pattugliamenti ombra, tra i caccia armati statunitensi e russi. Almeno questa è la versione del Pentagono, in merito a quanto accaduto il 16 giugno scorso, quando una coppia di cacciabombardieri russi ha colpito i combattenti siriani sostenuti dalla Casa Bianca
Nell’ormai lontano 2012 la storia era già scritta. Basta riprendere in mano qualche libro pubblicato in quegli anni, come La guerra dentro di Francesca Borri (Bompiani) e leggere le dichiarazioni dei siriani – anche ostili a Bashar Al Assad – all’indomani dello scoppio della guerra civile: “E sulle rovine della Siria, pianteranno la bandiera del fondamentalismo”. È quello che è successo in Libia e che sta accadendo in Siria
Ennesimo massacro di alawiti da parte dei “ribelli moderati” anti-Assad