
Le recenti esercitazioni militari della Marina cinese nei pressi dell'Australia hanno spinto la Royal Australian Navy (RAN), e cioè l'esercito australiano, a farsi alcune domande in merito alla propria preparazione nel caso in cui dovesse ritenersi necessario l'utilizzo della forza per rispondere ad eventuali provocazioni o incidenti. Anche perché Canberra è stata relegata al ruolo di spettatrice mentre le navi da guerra della Cina si spingevano a sud del Mar di Tasman per poi risalire circumnavigando le coste australiane in un viaggio più unico che raro. Mentre i leader politici australiani cercavano di minimizzare la minaccia, pare che siano trascorsi almeno 40 minuti prima che il Dipartimento della Difesa del Paese venisse a conoscenza dell'inizio delle esercitazioni a fuoco vivo dei mezzi di Pechino.
Perché la Cina preoccupa l'Australia
A lanciare l'allarme sulle esercitazioni cinesi sono stati i piloti di aerei commerciali. Non è andato meglio l'apporto della Royal New Zealand Navy, a cui era stato esternalizzato il monitoraggio della flottiglia, che avrebbe impiegato addirittura 90 minuti per avvisare la Difesa. Ebbene, un ritardo del genere come quello messo in mostra da Canberra e Auckland, due importanti partner Usa nell'Indo-Pacifico, in una situazione ostile sarebbe disastroso.
Come ha sottolineato il Daily Mail, infatti, il cacciatorpediniere Zunyi potrebbe, da solo, cancellare dalla mappa, in poco più di un'ora, ogni città sulla costa orientale dell'Australia, da Townsville a Hobart, usando i missili da crociera CJ-10 con capacità nucleare. La Zunyi, che l'US Naval Institute descrive come "tra le più formidabili navi da guerra in mare", può infatti lanciare 112 missili da crociera dalla sua serie di lanciatori verticali. Ovvero: la metà del numero totale di Tomahawk che l'Australia ha ordinato per tutte le sue forze armate.
La Cina può contare su otto di queste imbarcazioni, altre due sono state varate di recente e altre risultano essere in costruzione. La fregata che accompagnava la Zunyi, inoltre, è una delle oltre 40 navi cinesi che si affidano a 32 lanciamissili verticali ciascuna. Dall'altro lato, le navi più formidabili dell'Australia, i tre cacciatorpediniere da guerra aerea di classe Hobart, hanno 48 lanciamissili verticali. I suoi sottomarini di classe Collins non hanno capacità di lancio verticale e non ci sono piani per equipaggiarli per sparare altro che missili antinave o siluri. Insomma, la Cina ha dimostrato quanto la RAN sia sotto-equipaggiata in termini di fornitura di un deterrente significativo, in un momento in cui l'equazione strategica nella nostra regione sta diventando sempre più sbilanciata.
Un problema anche per gli Usa
La Marina australiana ha una serie di imbarcazioni impressionanti in arrivo, ma nessuna di queste sarà operativa nell'immediato futuro. La prima delle nuove fregate multiuso potrebbe essere pronta entro il 2029, mentre un sottomarino di classe Virginia potrebbe arrivare nel 2032 (supponendo che gli Stati Uniti siano disposti a separarsene). Di certo il programma del sottomarino nucleare AUKUS contribuirebbe in qualche modo a colmare il divario di capacità, fornendo una piattaforma furtiva e potente che dovrebbe mettere in difficoltà qualsiasi potenziale aggressore, ma il progetto stenta a decollare.
Una possibile soluzione? La Marina degli Stati Uniti ha in programma di ritirare i suoi sottomarini lanciamissili guidati di classe Ohio convertiti, Ohio, Florida, Michigan e Georgia, a partire dall'anno prossimo e fino al 2028. Si tratta di sottomarini lanciamissili balistici a propulsione nucleare, SSGN, che sono stati convertiti per trasportare solo armi convenzionali.
Possono trasportare fino a 154 missili Tomahawk ciascuno (circa il 75 percento del numero totale di missili ordinati dall'Australia), o una combinazione di Tomahawk e missili antinave. Canberra potrebbe farne buon uso. Soprattutto in un contesto così delicato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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