I nonni materni di Eitan Biran non si sono arresi alla decisione del tribunale che ha stabilito il ritorno in Italia del bambino dopo il rapimento avvenuto lo scorso settembre per mano del nonno, Shmuel Peleg. Il bambino è stato affidato agli zii paterni, che vivono in Italia, ma da Israele i nonni si sono opposti facendo leva sul presunto desiderio dei genitori di far crescere Eitan con i principi ebraici nel loro Paese d'origine. Per questo motivo i nonni materni hanno deciso di ricorrere in appello e l'udienza che si è tenuta oggi sembrava dovesse fornire il suo verdetto nei prossimi giorni. Tuttavia ai giudici sono bastate poche ore per confermare la decisione di primo grado del tribunale.
Parlando con i giornalisti fuori dall'aula, l'avvocato di Peleg, Ronen Dalyahu, ha dichiarato che l'udienza di oggi è stata "molto significativa". Davanti al giudice, il legale ha discusso di tutte le questioni rilevanti legate al ritorno del bambino in Italia. "I giudici hanno studiato i documenti e considerato i punti, e spero che daranno una sentenza che serva al benessere del bambino per anni", ha aggiunto l'avvocato, sottintendendo che il benessere per il bambino fosse in Israele. Tuttavia, i genitori di Eitan avevano scelto l'Italia per vivere e lavorare e il bambino era residente nel nostro Paese, dove viveva da quando aveva appena un mese. Per questo motivo la sentenza di primo grado ha concluso che il suo trasferimento in Israele era illegale e violava i diritti di tutela di sua zia. Il giudice ha anche invitato la famiglia a riconciliarsi, dicendo che era nell'interesse del bambino.
Quest'oggi, quindi, il tribunale Distrettuale di Tel Aviv ha respinto il ricorso del nonno materno di Eitan e stabilito che il bambino torni in Italia nei prossimi 15 giorni. "Non possiamo che rammaricarci del verdetto della corte Distrettuale, che ha mandato i membri della famiglia Peleg a combattere in Italia per individuare posto giusto perché Eitan vi trascorra il resto della vita", ha dichiarato l'avvocato quando il tribunale ha reso nota la sua sentenza. Poi, ha aggiunto: "Eitan è un bambino israeliano ed ebreo i cui defunti genitori vorrebbero che continuasse a crescere per essere educato e crescere in Israele. Sfortunatamente, ancora una volta la voce e la volontà di Eitan sono state lasciate fuori dal tribunale".
Le vicissitudini legali potrebbero non finire qui. Gli avvocati difensori di Shmuel Peleg, sul quale adesso pende un mandato di cattura internazionale, hanno dichiarato che studieranno "attentamente la sentenza e prenderanno in considerazione la possibilità di impugnare la sentenza davanti alla corte Suprema per decidere una caso unico e tragico come quello di questo minore". Shmuel Peleg avrà 15 giorni di tempo per impugnare la sentenza. "L'ordine di rimpatrio è sospeso per sette giorni negli stessi termini per l'impugnativa avanti alla Suprema corte", dicono i legali.
I legali di Aya Biran, tutrice di Eitan, "sono lieti di comunicare che oggi si è tenuta udienza per l'appello della decisione di
rimpatrio e che solo dopo poche ore la corte distrettuale di Tel Aviv ha rigettato tutte le istanze dal nonno materno confermando la sentenza di rimpatrio di Eitan in Italia ai sensi della Convenzione dell'Aja 1980".
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