La Regione Lazio, a differenza della Sicilia, non ha inserito i magistrati tra le categorie a rischio, le quali, in maniera prioritaria, hanno diritto a ricevere la vaccinazione anti Covid-19. Eppure, come riporta il quotidiano Il Messaggero, venti giudici appartenenti alla Direzione nazionale antimafia sarebbero riusciti a ottenere la somministrazione della dose di vaccino equiparando la loro struttura a quella delle forze dell’ordine, che rientrano di diritto tra le categorie protette. L’episodio non è passato inosservato e rischia di avere importanti strascichi, dato che il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, all’inizio del mese, ha diramato una nota in cui evidenziava come la Croce Rossa italiana si era detta disponibile a vaccinare solo i magistrati che riteneva equiparabili alle forze dell’ordine.
L’organizzazione di volontariato, dal canto suo, ha spiegato che le persone da vaccinare sono scelte dalle Asl e che loro non c’entrano nulla nella decisione riguardante i magistrati laziali. Una presa di posizione che alimenta le incertezze su chi ha cercato di equiparare i giudici della Direzione nazionale antimafia alle forze dell’ordine. Cafiero De Raho, in ogni caso, ha specificato che non è questa la strada da seguire per essere vaccinati, aggiungendo: “Chiunque all’interno della Dna decidesse di vaccinarsi lo dovrà fare fuori dalle scelte dell’ufficio”. Resta, però, il mistero su chi abbia deciso di inserire tra le categorie a rischio i venti magistrati della Direzione nazionale antimafia e su quale metodo sia stato utilizzato per escludere le altre toghe nel Lazio.
La vicenda sicuramente non verrà accantonata, dato che, a quanto pare, ci sarebbero state reazioni tra i giudici laziali, che vogliono vederci chiaro su questo presunto favoritismo.
Un’indagine potrebbe essere avviata a tal proposito, per approfondire e fugare ogni dubbio sugli eventuali furbetti del vaccino. Saranno certamente ascoltate le altre toghe, per fare chiarezza su un episodio che coinvolgerebbe esponenti di rilievo della magistratura, appartenenti all’importante struttura della Direzione nazionale antimafia.
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