L'ultimo abbraccio all'asilo, poi il budino a casa: il video prima dell'orrore

I carabinieri di Catania hanno recuperato le immagini degli ultimi istanti di vita della bambina catanese uccisa dalla madre. Il video mostra Elena un attimo prima della tragedia

Gli ultimi istanti della piccola Elena all'asilo
Gli ultimi istanti della piccola Elena all'asilo

Esce con lo sguardo basso, poi vede la mamma, sorride, corre tra le sue braccia e le due si stringono forte. Immagini che si vedono spesso all'uscita di un asilo, quando i bambini scorgono i propri genitori e sono felici di tornare a casa. Questi fotogrammi, però, lasciano l'amaro in bocca a chi li guarda. Il primo pensiero che viene in mente è: com'è possibile che qualche minuto dopo quei sorrisi si sono trasformati in dramma?

"L'ho uccisa io, dopo l’asilo”. Queste sono state le parole decisive e da brivido pronunciate da Martina Patti, la 23enne che ha finto che la figlia fosse stata rapita ma che in verità aveva già ammazzato ore prima. Quattro sono le coltellate inferte alla piccola Elena. "L'ha colpita al collo, all'orecchio e alla parte alta della schiena". Una follia improvvisa scaturita probabilmente dalla gelosia.

La 23enne era separata da qualche tempo dal compagno, Alessandro Del Pozzo. I due si erano messi insieme quando erano giovanissimi e a causa di alcuni problemi giudiziari si erano lasciati. Il giovane stava provando a rifarsi una vita con un'altra donna, era sereno. Martina invece no e sembra che sia stato proprio questo il folle motivo che l'ha spinta a commettere la più cruda delle tragedie: il neonaticidio."Quando ho colpito Elena avevo una forza che non avevo mai percepito prima. Non ricordo la reazione della bambina mentre la colpivo, forse era ferma, ma ho un ricordo molto annebbiato", ha detto la giovane in lacrime. La domenica precedente la piccola aveva passato l'intera giornata assieme alla famiglia paterna. A casa dei nonni c'erano gli zii, il papà Alessandro e la sua fidanzata. Da qui scatta la sindrome di Medea. "Non tollerava che vi si affezionasse anche la propria figlia", hanno detto gli iqnuirenti.

A Mascalucia, piccolo comune nel Catanese, la gente è ancora incredula. Qualche giorno fa l'intera comunità si era attivata per cercarla dopo l'appello disperato che ha lanciato proprio la madre: "Hanno rapito mia figlia, erano in tre incappucciati". Lo sgomento, l'indignazione e l'apertura delle indagini per cercare i farabutti e la piccola. Di vero, però, non c'era niente: Elena Del Pozzo, 5 anni a luglio, è stata uccisa in un assolato pomeriggio siciliano e, per una notte intera, il cadavere è stato abbandonato nelle terre aride dei campi. Proprio lì, il giorno stesso, la madre ha cercato di scavare una buca per darle almeno una sepoltura. Non ci è riuscita. Così l'ha infilata dentro alcuni sacchi neri. Poi è andata a casa e ha provato a costriorsi un alibi per coprire l'omicidio. Da qui l'idea del sequestro. Alla sua ricostruzione, però, i carabinieri non hanno creduto sin dall'inizio e, dopo un'intera notte di pressioni, ha ceduto: nessun commando armato, nessun sequestro, niente di niente.

Dopo l'asilo la donna aveva portato la piccola a casa."Elena ha voluto mangiare un budino poi ha guardato i cartoni animati dal mio cellulare. Io intanto stiravo. Poi siamo uscite per andare a casa di mia madre". L'auto della donna, invece, ha fatto sosta in quella strada di campagna, tra l'erba secca dal colore dorato: "Era la prima volta che portavo la bambina in quel campo... ho l’immagine del coltello, ma non ricordo dove l’ho preso.

Non ricordo di aver fatto del male alla bambina, ricordo solo di aver pianto tanto".

Una mamma che sorride vedendo la propria figlia, lei che le corre in braccio. Scene di ordinaria quotidianità per tutti, l'inizio di una tragedia per la famiglia della piccola Elena.

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