Dopo la soluzione del caso della Open Arms con il sequestro della nave ordinato dalla procura agrrrigentina e lo sbarco dei migranti, la "nuova" emergenza si chiama Ocean Viking. Nuova fino a un certo punto perché in realtà l'imbarcazione, gestita a quattro mani da Sos Mediterranèe e Medici senza frontiere, è ferma da 12 giorni nelle acque internazionali tra Malta e Sicilia. A bordo 356 persone, che le due ong chiedono da giorni di fare scendere al più presto. "Abbiamo a bordo 356 sopravvissuti, 356 vite che chiedono umanità. Abbiamo bisogno al più presto di un porto sicuro di sbarco", scrivono su Twitter le due associazioni.
Abbiamo a bordo 356 sopravvissuti, 356 vite che chiedono umanità
— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) August 21, 2019
Abbiamo bisogno al più presto di un porto sicuro di sbarco.#OceanViking pic.twitter.com/B489bQFngr
Al momento, però, nulla si muove. Su Twitter, Msf fa un appello all'Europa per "agire urgentemente, ponendo fine al blocco degli sbarchi" imposto dalle autorità maltesi e da quelle italiane. Intanto, riferiscono ancora le due Ong, a bordo cresce la tensione. I migranti si chiedono se torneranno in Libia. Proprio il porto di Tripoli era stato indicato alla Ocean Viking per porre fine al suo viaggio. Proposta rifiutata dall'equipaggio che da giorni ripete: "Non riporteremo le persone in Libia in nessuna circostanza".
Già il 10 agosto, la Farnesina aveva chiesto alla Norvegia di indicare un posto per lo sbarco. "Non può in alcun modo essere attribuita alle autorità italiane la responsabilità dell’individuazione del porto di sbarco dei naufraghi soccorsi dalla nave Ocean Viking e comunque l’ingresso nelle acque territoriali italiane sarebbe considerato pregiudizievole al buon ordine e alla sicurezza dello Stato, così come previsto dal’articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare", la lettera inviata dal ministero degli Esteri all'ambasciata di Oslo in Italia. Una richiesta legata al fatto che la nave Ong batte bandiera norvegese.
Ma l'appello è caduto nel vuoto e la situazione si fa di giorno in giorno sempre più difficile. Tra i migranti a bordo, oltre allo scoramento, si fa largo un'"emergenza psicologica". A dirlo il dottor Luca Pigozzi, uno dei medici imbarcati sulla nave che, in un comunicato rilasciato da Msf e Sos Mediteranèe, ha parlato di persone "completamente esauste". A bordo, come detto, ci sono 356 persone di cui 103 bambini o minori sotto i 18 anni. "A oggi abbiamo effettuato 130 visite mediche e 63 medicazioni di ferite. Facciamo del nostro meglio, ma siamo consapevoli che alcuni pazienti sarebbero curati meglio a terra", ha spiegato Pigozzi.
"Il clima a bordo è sempre più teso. Uomini, donne e bambini continuano a vivere in uno spazio ristretto e stanno perdendo la cognizione del tempo. Abbiamo bisogno al più presto di un porto sicuro di sbarco " Luca, medico #MSF a bordo della #OceanViking https://t.co/eKp4S2Gllm pic.twitter.com/1gv31ET8n7
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In attesa di trovare una soluzione, la Francia si è detta disponibile ad accogliere alcuni migranti della Ocean Viking. "Siamo impegnati per la Open Arms, siamo impegnati allo stesso livello per l'Ocean Viking - ha scritto su Twitter il ministro degli Interni francese, Cristophe Castaner - per garantire che possano sbarcare il più rapidamente possibile le persone che si trovano su queste barche". E ha aggiunto: "Un coordinamento è stato avviato. Ne andava del nostro onore e della nostra responsabilità collettiva.
Bisogna ora trovare una soluzione rapida per Ocean Viking: delle discussioni sono in corso tra partner europei e ieri ho avuto uno scambio con il mio omologo maltese. La Francia sarà solidale e accoglierà 40 persone con necessità di protezione: un team dell'Ufficio francese di protezione dei rifugiati (Ofpra) si recherà sul posto nei prossimi giorni".Une coordination a pu se mettre en place : c’est notre honneur et notre responsabilité collective.
— Christophe Castaner (@CCastaner) August 21, 2019
Il nous faut maintenant trouver une solution rapide pour l’#OceanViking : des discussions sont en cours entre partenaires européens et j’ai échangé hier avec mon homologue maltais.
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