Mentre ancora si contano cadaveri e orrori, cominciano ad aleggiare dietrologie e sospetti sull’attacco di Hamas contro Israele. Chi ha fornito le armi, chi i soldi, chi il supporto logistico e chi, tra sostenitori diretti e possibili “menti”, avrebbe qualcosa da guadagnare da una nuova guerra in Medio Oriente. L’Iran, noto foraggiatore della causa palestinese, plaude all’assalto dei mujaheddin e, anche in assenza di prove di un coinvolgimento diretto, subisce dagli Stati Uniti un blocco preventivo di sei miliardi di dollari di proventi petroliferi. Hezbollah, l’organizzazione politico-militare sciita affiliata ai pasdaran iraniani, che dal Libano avrebbe coordinato il piano di attacco, per ora si limita a qualche razzo lanciato lungo il confine con Israele.
Se Turchia, Egitto e Qatar tentano la mediazione, la Russia, sospetta la Nato, avrebbe partecipato attraverso i mercenari della Wagner giunti a Beirut alla pianificazione della strage, con lo scopo di dirottare armi e risorse occidentali dall’Ucraina. L’America si distrae, l’Europa si divide e le quotazioni del gas si impennano: la nuova crisi mediorientale pare offrire a Vladimir Putin lo scenario perfetto per ritentare un’offensiva dal fronte est.
Un’occasione di riscatto sul campo che Mosca non avrebbe contribuito a creare, ci dice John Lechner, tra i massimi esperti della Wagner (su cui sta scrivendo un libro in uscita nel 2024) e delle operazioni del Cremlino in Africa. “Attenzione - avverte l’analista statunitense che può contare su fonti interne alla Compagnia che fu di Prigozhin - a non sopravvalutare il peso dei contractor russi nei contesti in cui intervengono”.
Alcune fonti di intelligence sostengono che carichi di armi dall’Iran siano arrivati a Gaza tramite Sudan e Egitto. E che dietro ci sia la mano della Wagner. È possibile?
“No. Non credo proprio che in questo momento ci sia una connessione tra Wagner e Hamas. Hamas ha già degli alleati molto più potenti, tra cui di sicuro l’Iran (oltre a Hezbollah, ndr). Non ha certo bisogno della Wagner”.
Che impatto avrà in Africa l’attacco di Hamas contro Israele?
“La scontro tra israeliani e palestinesi continuerà ad essere un cuneo posto tra il "nord globale" e il "sud globale" del mondo. In Africa, il conflitto verrà interpretato come espressione e conseguenza del colonialismo e dell'"ipocrisia occidentale”. Ma non penso che possa innescare un’ondata di radicalizzazione islamica, che nel contesto africano è legata più a fattori locali che a questioni internazionali”.
Qual è il ruolo della Wagner in questo contesto e cosa cambierà dopo la morte di Prigozhin?
“Penso che la Wagner e le altre compagnie legate a Prigozhin abbiano rappresentato, oltre che svelato, quali fossero i reali interessi della Russia in Africa. Ci sono pochi esperti russi di Africa, o russi che operano in Africa, che non abbiano in qualche modo avuto legami con le aziende di Prigozhin (tutti conoscono qualcuno che ci ha lavorato). Prigozhin, quindi, ha definito quella che è stata la politica russa in Africa, e penso che chi verrà dopo incrementerà ulteriormente la presenza operativa di Mosca nel continente”.
Lei che ha delle fonti interne alla Wagner, cosa sa della morte di Prigozhin?
“Possiamo dire con certezza che tutti in Russia e all’interno della stessa Wagner credono che non sia stato un incidente, che Prigozhin, Utkin e gli altri siano stati uccisi e che l'assassinio abbia avuto, come minimo, l'approvazione del Cremlino”.
Dopo la guerra in Ucraina e l’avanzata cinese, la Wagner sarà ancora il braccio armato del Cremlino per promuovere la propria influenza in Africa?
“Penso che la Wagner continuerà ad esistere in qualche forma in Africa, anche ora, poiché i mercenari russi sono per molti aspetti l'esportazione più efficace della Russia in Africa. L'offerta (mercenari russi) e la domanda (governi locali) non sono cambiate”.
E l’Occidente dopo un periodo di disimpegno tornerà a considerare strategico il continente africano?
“Non credo che l'Occidente abbia una strategia seria nei confronti dell'Africa, non è disposto a investire nei veri problemi di sicurezza di cui i mercenari russi sono solo un sintomo”.
Oltre a una possibile parte giocata nell’attacco di Hamas, la Wagner è sospettata di favorire i flussi migratori dall’Africa per destabilizzare l’Europa. È così?
“Tendiamo a sopravvalutare la capacità della Wagner di controllare gli eventi sul campo. Dobbiamo ricordare che il gruppo Wagner alla fine è solo un attore in scontri che c’erano già.
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