"Putin come Hitler". Zelensky ritiene la proposta un ultimatum e chiude alla pace con Mosca

Il presidente ucraino ha respinto la proposta di un cessate il fuoco avanzata dal presidente russo, paragonando le sue dichiarazioni a quelle che fece il leader del Terzo Reich dopo l'annessione della Cecoslovacchia

"Putin come Hitler". Zelensky ritiene la proposta un ultimatum e chiude alla pace con Mosca
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La “proposta di pace” presentata da Vladimir Putin non è stata accolta positivamente da Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino ha respinto le richieste della Russia di ritirare le forze di Kiev dalle regioni di Kherson, Lugansk, Donetsk e Zaporizhia, definendole un ultimatum e paragonando lo zar ad Adolf Hitler.

Questi messaggi sono messaggi di ultimatum, è la stessa cosa che fece Hitler”, ha dichiarato Zelensky in un’intervista a Sky TG24. “Il nazismo è già arrivato e ora ha questo volto di Putin. Non possiamo credere a questi messaggi perché Putin fa lo stesso percorso, oggi parla di quattro regioni, mentre prima c'erano solo la Crimea e il Donbass”. Il leader di Kiev ha sottolineato il fatto che “lui dice che non si fermerà e che non ci sarà un conflitto congelato. Sono gli stessi messaggi che mandava Hitler, non sono neanche passati 100 anni da quando chiedeva solo una parte della Cecoslovacchia dicendo che si sarebbe poi fermato. Sono bugie storiche. Poi c'è stata la Polonia e poi l'occupazione di tutta Europa”.

Il presidente ucraino ha aggiunto che al leader del Cremlino “non importa nulla di quello che accade alle persone e ai suoi militari” e che “l’ondata di nazismo” scatenata da Putin non si fermerà perché la Russia è riuscita a tendere la sua lunga mano “anche in Africa”. “Ecco perché non dobbiamo fidarci di questi messaggi”, ha continuato Zelensky, facendo un paragone con i negoziati del 2014, quando è stata occupata la penisola che si affaccia sul Mar Nero, ed evidenziano le differenze tra le mire territoriali dello zar di allora con quelle di oggi.

Le dure dichiarazioni di Zelensky non sorprendono. Era infatti praticamente impossibile che il presidente ucraino accettasse la proposta di Mosca che, oltre al ritiro dalle quattro regioni contese, prevedeva anche la rinuncia da parte di Kiev di entrare nella Nato. “Se Kiev e l’Occidente rifiutano, saranno loro i responsabili dello spargimento di sangue”, ha dichiarato Vladimir Putin, aggiungendo che “l’egoismo e l’arroganza degli Stati occidentali hanno portato a una situazione estremamente pericolosa” e vicina al punto di non ritorno. Il presidente russo ha anche affermato che, una volta conclusasi la crisi ucraina, la Federazione e l’Occidente potrebbero iniziare a creare un sistema di sicurezza euroasiatico indivisibile.

Una possibilità, questa, ancora molto lontana considerando sia l’innalzamento della tensione tra Mosca e il blocco a guida Usa, sia la retorica di fuoco che fa spesso riferimento agli arsenali nucleari e riporta l’orologio indietro ai tempi più bui della guerra fredda.

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