"Renzi blocca tutto", "Hanno dettato loro le regole". Tra Azione e Italia Viva volano i coltelli

Il leader di Azione accusa Renzi: "Il nostro progetto non dipenda da una persona che per il 90% del tempo fa altro". Secca la replica di Italia Viva: "È stato Calenda a chiedere di fare un passo indietro"

"Renzi blocca tutto", "Hanno dettato loro le regole". Tra Azione e Italia Viva volano i coltelli

In Italia, il centro politico equidistante dal bipolarismo destra-sinistra non può esistere. Il Terzo Polo, guidato dalla coppia Renzi-Calenda, ha provato ad occuparlo per otto mesi, senza ottenere un singolo successo elettorale. Ieri tutte le contraddizioni interne ai due partiti, Azione da una parte e Italia Viva dall’altra, sono scoppiate e hanno messo la parola fine, o quasi, al progetto del partito unico. Le parole dei principali attori del disastro danno il senso di una rottura pressoché definitiva.

La tensione nel Terzo Polo

La lunghissima giornata di ieri è stata scandita da tre momenti chiave. Il primo, l’attacco di Azione nei confronti di Matteo Renzi e dei suoi fedelissimi. L’accusa della velina azionista, rimasta anonima, è pesante: “L’unico problema oggi per la costruzione del partito unico è che Renzi non vuole prendere l’impegno a sciogliere Italia Viva e a finanziare il nuovo soggetto”. Insomma, “la pazienza si è esaurita”.

Subito dopo, arriva la risposta secca di Italia Viva: “Nessun tatticismo. Abbiamo deciso di fare il congresso democratico e non con le veline anonime”. In serata, il terzo e ultimo momento cardine: il rimpallo di accuse. Carlo Calenda attacca il suo “alleato” e aggiunge: “Abbiamo promesso il partito unico e Renzi su questo non sta rispondendo”. Matteo Renzi, al contrario, prova a buttare la palla nel campo nemico:“Non c’è alcun motivo politico per rompere il progetto del Terzo Polo. Se Calenda dirà di no si assumerà la responsabilità”.

Calenda e Richetti attaccano Renzi

La battaglia delle parole non è destinata a placarsi. Il primo a scagliarsi contro Italia Viva e il suo leader è ovviamente il numero uno di Azione, Carlo Calenda. Intervistato dal Corriere della Sera, il leader terzopolista non si tira indietro e lamenta l’atteggiamento poco conciliante del suo amico-nemico, Matteo Renzi. Il divorzio tra i due è vicino? “Lo deve chiedere a lui – esordisce Calenda - Sono 48 ore che vengo bersagliato da attacchi personali da parte di quasi tutti i dirigenti di Italia Viva”. Il motivo dello scontro è uno solo: “Renzi si rifiuta di prendere l’impegno di sciogliere Italia Viva quando nascerà il nuovo partito e sta bloccando ogni passo in avanti sulla strada del partito unico. Insomma, la colpa è dell’ex premier e della sua volontà di tenersi le “mani libere”.

Questo pare ancora più evidente solo poche righe più avanti:“Non puoi fare un partito – spiega Calenda –con uno che ti avverte che farà il direttore del Riformista un quarto d’ora prima che accada”. Il numero uno di Azione è un fiume in piena e, al posto smussare i toni, accentua le divergenze: “Ho l’impressione – ribadisce Calenda – che lui voglia bloccare tutto fino alle Europee. A differenza di Renzi su questo partito lavoriamo tutti 25 ore al giorno. Ma il nostro progetto non può dipendere da una persona che per il 90% del tempo fa altro e che ogni tanto torna e dice ‘no, non facciamo cosi, facciamo colà’ e smonta tutto il lavoro fatto”. Altrettanto netta la posizione di Matteo Richetti, deputato di Azione e fedelissimo di Calenda. Incalzato da Repubblica, Richetti non usa giri di parole: “Basta giochetti. Italia Viva si sciolga e dimostri così di credere nel partito unico”.

La replica di Italia Viva

Secca la replica, sul Corriere della Sera, di Maria Elena Boschi. L’ex capogruppo alla Camera di Italia Viva risponde indirettamente alle accuse del capo di Azione: “È stato Calenda a chiedere a Renzi di fare un passo indietro. Adesso che lo ha fatto di cosa possono accusarlo? La verità è che questa scelta di Carlo non convince nemmeno i suoi perché è priva di motivazioni”. La linea intrapresa da Italia Viva è altrettanto chiara: se il Terzo Polo salterà le responsabilità dovranno essere cercate nel campo di Calenda. Per dirla con le parole della Boschi: “Renzi stavolta non c’entra niente. Si è messo da parte con umiltà. Calenda se vuole far saltare tutto, nessuno potrà fermarlo ma agli occhi degli elettori il responsabile sarà soltanto lui”.

La volontà, o meno, di sciogliere Italia viva prima del partito unico non c’entra nulla:“Se si fa il congresso per il partito unico– evidenzia Boschi – Azione e Italia Viva si sciolgono. Se si fa la federazione no”. “Ma anziché parlare di statuti – questo il monito della deputata renziana – parliamo di politica: contenuti, idee, sogni. Non lamentele e cavilli vari”. Ancora più critico nei confronti del partito unico è Roberto Giacchetti, altro deputato vicinissimo all’ex premier Renzi: “L’idea del partito unico - spiega a Repubblica - non mi piace. Semmai il partito unitario, ma il percorso è appena iniziato”.

Ma a fare infuriare Giacchetti, nella giornata di ieri, è stato il modus operandi utilizzato da Azione: un mix di veline nascoste, dichiarazioni pubbliche e commenti via social.“Per me è stato un fulmine a ciel sereno. È del tutto evidente che non era una velina fatta da un passante. Altrimenti sarebbe stata smentita un secondo dopo”. E sullo scioglimento di Italia Viva, la posizione di Giacchetti è netta: “Sui soldi abbiamo sempre contribuito alla pari.

Sullo scioglimento è evidente che quando si arriva al paritto unitario, un minuto dopo i partiti di prima non hanno senso di esistere”. La questione centrale rimane il metodo: “Va capito come ci si arriva al partito unico. Prima di scioglierci dobbiamo definire le regole”.

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