"Una leader e non una follower...". Dalla Leopolda l'attacco di Renzi alla von der Leyen

Alla chiusura della Lepolda, Matteo Renzi ha ribadito che il suo partito, e lui personalmente se verrà eletto a Bruxelles, non darà lìappoggio a von der Leyen per un secondo mandato

"Una leader e non una follower...". Dalla Leopolda l'attacco di Renzi alla von der Leyen

Giornata di chiusura della Lepolda con Matteo Renzi, che con il suo intervento ha scritto la parola fine sull'evento del 2024 a Firenze. Il discorso del segretario di Italia non poteva che includere anche alcuni passaggi relativi al panorama europeo a tre mesi dalle elezioni che potrebbero cambiare lo scacchiere di Bruxelles. "Penso che chi fa politica deve avere il coraggio di dare un giudizio senza troppi giri di parole. Possiamo dare un giudizio a Ursula von der Leyen?", chiede l'ex premier alla platea. Una domanda retorica, che il senatore pone per appoggiare successivamente la sua analisi sul presidente della Commissione europea in vista dei prossimi 5 anni che potrebbero vederla ancora in carica per un secondo mandato. Un'analisi, quella di Renzi, che non è stata scevra di critiche.

"Dobbiamo dare un giudizio sulla von der Leyen, perché se vogliamo fare politica dobbiamo dire anche delle cose scomode, che gli altri non dicono. Perché sono tutti per la maggioranza "Ursula" ma guardiamo le 5 cose fondamentali dell'Europa di Ursula von der Leyen", ha detto il senatore, elencando alcune delle criticità che, per la sua analisi, hanno inficiato il lavoro della Commissione dal 2019 a oggi. "Lo sguardo sul futuro: materie prime, intelligenza artificiale, aerospazio: rinviata, dai. L'Europa assomiglia sempre di più a un luogo del passato ma non possiamo farne una colpa a Urusla von der Leyen", dice Renzi. "Riforme istituzionali: penso che siano l'ambizione più alta per un politico e quando un politico smette di puntare in alto è destinato a gestire, vivacchiare e perdere la propria credibilità. Quindi è fondamentale continuare a credere nelle riforme, anche quando si perdono delle battaglie. Però le riforme istituzionali dell'Unione europea non sono arrivate", prosegue il senatore, non senza un velato (ma non troppo) riferimento alla sua storia personale a livello politico.

Quel che però sottolinea Renzi è che non è che in Europa le riforme non sono arrivate, "non si è fatto nemmeno un passo in avanti". Immancabile, poi, un passaggio sul Medioriente e la capacità gestionale europea a fronte della profonda crisi che rischia di durare ancora molto a lungo: "Ursula von der Leyen, insieme a Borrell e al presidente del Consiglio (Mario Draghi, ndr) è quella che per gestire il Medioriente ha mandato Luigi Di Maio come inviato speciale in Terra Santa. Ora, io non ho niente contro Di Maio ma se tu consideri gli incarichi della diplomazia europea un dopolavoro per i politici trombati in Italia, ragazzi è finita. Non c'è spazio per l'Europa. Volete mandare le persone prive di competenza? Fatelo, noi ci candidiamo in Europa perché vogliamo portare i nostri valori", dice ancora Renzi tra gli applausi della sala.

"Questo è un sistema in cui Giuseppe Conte una volta è sovranista, se ha Salvini accanto. Poi arriva Zingaretti, che sostituisce Salvini, e allora Conte diventa europeista. Conte è quello che chiama i soldati russi a gestire il Covid, se c'era una guerra chiamava gli infermieri. E oggi cosa fa? Prende e si lamenta di Salvini, che ci mette del suo", dice Renzi, che ironizza anche sul ruolo del ministro delle Infrastrutture, prima di scagliarsi anche contro il presidente del Consiglio. "Nel 2014 fa un elenco con 10 punti, a parte che c'era dall'uscita dall'Euro alla riapertura delle case chiuse e non è riuscita praticamente in niente", prosegue il senatore, per dimostrare alla sua platea che tutta la politica italiana è fatta di personaggi ipocriti e incapaci di tenere il punto. Tranne lui. D'altronde è la campagna elettorale: "O ci mettiamo anche noi in questo pollaio o facciamo totalmente altro e per farlo dobbiamo dire con chiarezza delle parole sulla von der Leyen", dice ancora Renzi, che non risparmia una critica al presidente della Commissione Ue sul "green deal", che secondo lui marca chiaramente suo "fallimento", perché pur essendo un principio sacrosanto, non trova applicazione con la direzione intrapresa.

"Quando tu dici il modo con il quale uccidi pezzi di manifattura italiana ed europea per recuperare quote di mercato ai cinesi e agli indiani, in ragione di uno sguardo ideologico sulla realtà, tu stai facendo, nell'ordine: uno, un danno alle imprese italiane; due, un danno all'ambiente perché nel momento in cui chiudi le aziende in Italia e le riapri in India e in Cina, le regole del green deal non le rispettano", prosegue il senatore, ironizzando su von der Leyen e Timmermans. E sottolineando come sia giusto lavorare per la riduzione dell'uso del carbone, Renzi ha fatto notare gli Stati Uniti, senza il "green deal", sono riusciti ad abbatterlo del 10% mentre l'Unione europea nel 2022 l'ha aumentato del 7%. "Questo perché l'ideologia non funziona e la Germania che chiude il nucleare deve tornare al carbone. Perché le rinnovabili stanno in piedi solo se non hai le burocrazie che ti bloccano.

Perché non puoi vivere di ideologia", conclude Renzi, che davanti a tutto questo nega il suo appoggio a un secondo mandato per Ursula von der Leyen. "Chiederò a chi avrà la maggioranza di individuare una leader e non una follower delle ideologie", è la chiusa del senatore.

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