Passa il "decreto Fuortes", al via la rivoluzione in Rai

L’ad verso la direzione del San Carlo. Al suo posto Roberto Sergio

Passa il "decreto Fuortes", al via la rivoluzione in Rai

Ecco, dunque, quello che passerà alla storia della Rai come il «decreto Fuortes». La norma studiata per cambiare il vertice della Tv di Stato e designare come amministratore delegato un dirigente più vicino al volere dell'attuale governo nella persona di Roberto Sergio, attuale direttore della radiofonia e uomo interno che conosce profondamente l'azienda. Ieri, nel Consiglio dei ministri, è stata varato il decreto che, insieme a più ampie disposizioni sugli enti pubblici, estende anche agli stranieri il limite di 70 anni di età per i sovrintendenti di enti lirici (finora valeva per quelli italiani). Dunque, questo significa il decadimento di Stephane Lissner del Teatro San Carlo di Napoli, anche se ha già promesso di fare ricorso (perché le leggi non potrebbero essere retroattive). Fuortes dovrebbe prendere il suo posto e, a sua volta, Sergio diventare ad Rai con Giampaolo Rossi, molto vicino a Giorgia Meloni, direttore generale. Tutto questo procedimento è costellato di condizionali, perché in una vicenda così intricata, non si sa mai che può accadere. Comunque, l'obiettivo è chiaro: mettere ai vertici della Tv di Stato una governance che faccia una televisione che parli a tutto il paese, anche a quell'area di destra che - a torto o a ragione - finora non si è sentita adeguatamente rappresentata. E, questo, non solo nei telegiornali e nei talk, ma anche nei programmi di intrattenimento. Non che l'attuale ad, Carlo Fuortes, non fosse disposto a una vigorosa virata, ma la Meloni ha preferito cambiare nonostante mancasse solo un anno alla fine del suo mandato perché non c'è nessun rappresentante di Fratelli d'Italia nel cda Rai. Da par suo, Fuortes ha intricato ancor più la questione pretendendo (non è possibile licenziarlo) una poltrona di prestigio per sloggiare, individuata appunto nel San Carlo di Napoli. In tutto questo sono settimane che l'azienda è bloccata in attesa delle decisioni. Adesso bisognerà attendere i prossimi passi di Fuortes, che si è visto esaudito. Oggi ci sarà un consiglio di amministrazione Rai, in cui l'ad potrebbe esprimere le sue intenzioni. In ogni caso le dimissioni le deve comunicare alla presidente Rai Marinella Soldi e al collegio sindacale. Quindi toccherà al Ministero del tesoro designare il successore, ovvero Roberto Sergio. Se questa tabella di marcia procederà spedita, a metà maggio potrebbero essere insediati i nuovi vertici. A quel punto si andrà al galoppo per raddrizzare la baracca e, prima di tutto, mettere a punto i programmi della prossima stagione, di cui si vuole appunto cambiare l'indirizzo editoriale inserendo presentatori, autori e giornalisti che magari hanno faticato a trovare spazio negli anni passati. Come, per esempio, Pino Insegno, che potrebbe prendere il posto di Flavio Insinna all'Eredità. Mentre potrebbe varcare la soglia di uscita Fabio Fazio in direzione Discovery. Comunque tutta la nuova costruzione passa per un cambio dei vertici delle direzioni di genere e dei notiziari. Lo schema potrebbe essere questo: Gian Marco Chiocci, attuale direttore di Adnkronos, al Tg1 al posto di Monica Maggioni, Antonio Preziosi al Tg2, Giuseppe Carboni a Rai Parlamento. Mario Orfeo, invece, resterebbe al Tg3 (per salvare una quota Pd).

All'importantissima direzione intrattenimento Prime Time potrebbe insediarsi Marcello Ciannamea e a quella altrettanto decisiva degli approfondimenti andrebbe Nicola Rao (sempre che non vada al Tg1 se non ci arriva Chiocci) oppure Paolo Corsini.

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